Verso il Monti-bis. Ma il Cav...

Snobbata dai grandi quotidiani, l’approvazione, da parte della Camera, del fiscal compact e del meccanismo europeo di stabilità rappresenta per il nostro paese una concretissima cessione di sovranità e toglie definitivamente dal nostro orizzonte, per molti anni a venire, periodi di “vacche grasse”. Per almeno un ventennio la nostra politica di bilancio è obbligata: deficit non superiore allo 0,5% del Pil in termini strutturali, cioè corretto per la fase del ciclo, e rientro del debito fino al 60% del Pil entro vent’anni.

Resta però nella nostra facoltà decidere il “come”, attraverso quali politiche, raggiungere questi obiettivi, se aumentando le tasse, oppure riducendole tagliando la spesa e vendendo il patrimonio pubblico. Sul come non abbiamo le mani legate, ma si tratta di impegni da far tremare i polsi a chiunque si candidi alla guida del governo alle prossime elezioni del 2013. Il tempo delle scelte impopolari, insomma, non è finito, ma appena cominciato, e presuppone maggioranze di governo in grado di superare le resistenze. Per questo i tremendi vincoli che abbiamo sottoscritto (inutile piangere sul latte versato, la classe politica ha “venduto” la nostra sovranità di bilancio durante l’ultimo decennio di malgoverno) gettano da soli le basi per un Monti-bis, alla guida di un governo stavolta più “politico”, sostenuto da una grande coalizione simile all’attuale. Per non disperdere il capitale di credibilità accumulato e rassicurare sul percorso di riforme intrapreso.

Una prospettiva che il presidente Napolitano non solo auspica, ma promuove alla luce del sole: «Non posso fare previsioni, le scelte resteranno nella mani del Parlamento e del governo. Posso solo esprimere fiducia, e lo faccio in modo meditato e serio, che quando verrà il momento di confrontarsi in campagna elettorale e poi di dare al paese il governo politico che i risultati renderanno sostenibile e le esigenze del paese suggeriranno, si confermi quel senso dell’interesse generale e della coesione nazionale che si è affermato dallo scorso novembre ad oggi». Anche il premier Monti, pur smentendo una sua permanenza a Palazzo Chigi, ha raccomandato alle forze politiche della maggioranza di «non allentare l’impegno e il ritmo decisionale» in questi ultimi mesi di legislatura e di «trovare un accordo sulle riforme perché con l’avvicinarsi della conclusione dell’esperienza di questo governo è essenziale che in Italia e all’estero ci sia fiducia». Il nostro spread, infatti, risente dell’«incertezza del quadro politico, avvicinandosi il termine di un’esperienza nota, mentre il futuro è ignoto». I mercati la avvertono e dubitano della volontà riformatrice della politica e della società italiana. La campagna elettorale è una «fase necessaria», ma aiuterebbe la nostra credibilità, ha avvertito Monti, se i partiti, pur nella competizione, «riterranno di iscriversi dentro una logica di appartenenza all’Unione europea e alla zona euro», e di impegno nelle politiche strutturali. Sia il Capo dello stato che il premier non fanno riferimento solo all’auspicabile senso di responsabilità e coesione nazionale nel post-voto, ma anche al clima politico in cui si svolgerà la campagna elettorale, che inevitabilmente prefigurerà e condizionerà gli sviluppi futuri, nel senso della coesione o della rottura. Eppure, i primi segnali non sono incoraggianti. È bastato che Berlusconi si riaffacciasse sulla scena politica, con l’annuncio ancora ufficioso della sua ricandidatura, per far ripartire contro di lui il circo mediatico-giudiziario che – guarda caso – dal novembre scorso ad oggi si era preso una pausa.

La procura di Palermo l’ha subito convocato in veste di “vittima” di un presunto ricatto da parte di Dell’Utri, alludendo in realtà all’ipotesi che abbia “comprato” a suon di milioni il suo silenzio nei processi di mafia in cui il senatore è coinvolto. Puntuali sono ripartiti i retroscena velenosi di Repubblica, le dichiarazioni astiose degli esponenti del Pd e quelle liquidatorie di Pier Ferdinando Casini. E sulla stampa internazionale l’Economist – nemico giurato del Cavaliere – ha prontamente ripreso i suoi attacchi: è «l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno», «poche cose – avverte il settimanale – potrebbero essere peggiori per la credibilità e l’affidabilità creditizia dell’Italia del fatto che gli investitori passino i prossimi nove mesi a domandarsi se Berlusconi tornerà a fare il primo ministro». Proprio la gravità della situazione e le enormi sfide che ci aspettano nei prossimi anni richiederebbero un governo con un mandato forte dell’elettorato, sostenuto da una maggioranza solida per coesione e chiarezza ideologica piuttosto che per la sua ampiezza, in grado quindi di compiere scelte nette, non annacquate. Per questo Monti dovrebbe candidarsi con un programma trasparente, tracciando così una linea netta tra sostenitori veri e falsi, presenti in modo trasversale all’interno delle forze politiche che lo appoggiano.

Tutti coloro convinti, invece, che l’unica soluzione sia un Monti-bis sostenuto da una grande coalizione dovrebbero almeno comprendere che una campagna elettorale violenta e all’insegna della demonizzazione dell’avversario, lo stesso che dopo il voto dovrebbe improvvisamente tornare alleato, non gioca a favore di questa ipotesi. La prospettiva di un governo di centrosinistra guidato da Bersani, in cui l’eventuale presenza di Casini non basterebbe a controbilanciare le spinte della sinistra politica e sindacale, non è rassicurante. Se l’eventualità stessa che Berlusconi si candidi per la sesta volta a Palazzo Chigi, a 19 anni dal suo ingresso in politica, non giova alla credibilità complessiva della politica italiana, che appare bloccata, il suo ritorno tuttavia può essere inteso come strumentale a limitare la sconfitta del Pdl e a determinare, quindi, un sostanziale pareggio nei numeri per formare una maggioranza. Se il centrosinistra stravince e il centrodestra implode perché privo di una figura di riferimento, è più difficile che si determinino le condizioni per un ritorno di Monti a Palazzo Chigi.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:54