La Loggia: «Possibile il commissario»

“Il caso Sicilia” e l’ipotesi di un intervento da parte del governo nazionale sta scuotendo i palazzi della politica a Palermo come a Roma. Il fantasma del commissariamento della Regione, infatti, chiesto da gran parte delle forze politiche e sociali, aleggia minaccioso su Palazzo d’Orleans. Ma quali sono le strade che, in tal senso, sono previste a livello normativo, concesse, quindi, dalla Costituzione e dallo Statuto regionale siciliano? Già, perché non bisogna dimenticare che la Sicilia ha un suo Statuto, che come tale ha forza di legge costituzionale.

Le origini della Sicilia come regione a Statuto speciale risalgono al 15 maggio 1946 con il decreto firmato dal luogotenente del Regno d’Italia. Lo Statuto siciliano fu convertito in legge costituzionale dall’Assemblea costituente il 26 febbraio 1948. Il dibattito sulla possibilità di potere commissariare la Sicilia è aperto e, non entrando nel merito delle ragioni politiche, le risposte sull’applicabilità di questa ipotesi le dà Enrico La Loggia, deputato del Pdl, presidente della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale e firmatario della legge 131 del 2003, che porta il suo nome, sull’adeguamento alle modifiche al Titolo V della Costituzione : «Le norme da cui trarre riferimento sono gli articoli 8 dello Statuto siciliano e 120 della Costituzione» spiega La Loggia.«Per l’articolo 8 si può procedere alla rimozione del presidente e quindi al commissariamento (una commissione di tre membri) per reiterate e gravi violazioni di legge».

Lo stesso articolo inoltre prevede lo scioglimento dell’Assemblea regionale «per persistente violazione dello Statuto». In ambedue i casi le elezioni si devono fare entro i 90 giorni dall’esecutività del provvedimento. Ma quali potrebbero essere queste violazioni? Per fare un esempio l’esponente Pdl cita le leggi sul pubblico impiego: «Avrebbero dovuto fare solo concorsi e non decidere migliaia di precari». Un altro scenario, invece, potrebbe aprirsi con l’applicazione dell’articolo 120 con il quale «il governo può sostituirsi a organi della Regione nel caso di mancato rispetto di norme o trattati internazionali o della normativa comunitaria, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica del paese».

«Esplicitamente - dice l’ex ministro degli Affari regionali - l’articolo 120 non si riferisce alle regioni a Statuto speciale. Ma la Corte costituzionale si è pronunciata già ben due volte sull’applicabilità della norma anche alle regioni a Statuto speciale, attraverso la procedura della rimozione e del commissariamento. Il presidente verrebbe affiancato da un commissario, con determinati compiti (vedere, per esempio, per quale motivo non si sono spesi i fondi europei e fare in modo di utiòizzarli subito affinché non vadano persi), che potrebbe decidere di prolungare la legislatura fino alla scadenza naturale. Eventualità – conclude La Loggia – non probabile ma possibile. La Sicilia, quindi, se venissero riscontrati i presupposti contenuti nell’articolo 8 e secondo le sentenze della Consulta potrebbe esser commissariata». Rosamaria Gunnella

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:12