Casini e le prediche senza vergogna

«C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico». Citando, in modo parzialmente errato (“Nel sole”, scrisse il poeta, e non nell’aria) la poesia L’Aquilone- che Giovanni Pascoli dedicò a un suo compagno di scuola, morto a 17 anni cadendo da un muretto- Pier Ferdinando Casini ha voluto ironizzare sull’annunciato ritorno in campo di Silvio Berlusconi.

Ma, oltre alla citazione, sbagliata, della bella poesia di Pascoli, Casini ha, con eleganza, glissato sulla circostanza che, politicamente, l’ex Presidente della Camera è più vecchio di Berlusconi. 

Infatti, “Pier Furby”, 57 anni, è in campo dal lontano 1980, quando fu eletto consigliere comunale della Democrazia cristiana a Bologna. E l’ex allievo, nella vecchia “Balena Bianca”, prima di Toni Bisaglia e poi di Arnaldo Forlani-il “Coniglio mannaro”, come lo chiamnava Giampaolone Pansa - è deputato da quasi 30 anni. 

Dal 1983, esattamente undici anni prima della discesa nell’agone politico, nel 1994, di Berlusconi, all’epoca generoso alleato e sostenitore degli ex dirigenti della Democrazia Cristiana, guidati da Casini e Clemente Mastella, allo sbando e senza prospettive di approdi sicuri, dopo la fine, traumatica, dello scudocrociato.

Quanto alla decisione di Silvio di “panchinare” Angelino Alfano e di provarci per la sesta volta, in “ticket”, ad esempio, con l’ex ministra di Siracusa, Stefy Prestigiacomo - mentre Maria Rosaria Rossi coordinerà la campagna elettorale del Dottore - sono comprensibili gli attacchi, e i timori, degli avversari e giustificate le paure di Roberto Formigoni su ulteriori stangate giudiziarie, in arrivo contro l’ex premier.

Ma, nell’era del maggioritario e della democrazia dell’alternanza, seppure incompiuta, è legittimo che un leader, come il Cavaliere, che si è sempre rivolto al popolo, direttamente, e senza i filtri delle burocrazie partitiche, decida di farlo anche in vista della primavera del 2013. Saranno gli elettori a esprimergli, con i loro voti, il consenso per un nuovo governo Berlusconi. Oppure a fargli capire, con la chiarezza dei numeri, che contano molto di più dei sondaggi, che la sua lunga cavalcata sulle praterie della vecchia politica nostrana è, definitivamente, conclusa.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:09