
Silvio Berlusconi ha deciso di ricandidarsi come guida del Pdl alle prossime elezioni. Nessuna smentita è arrivata da Angelino Alfano. Che, al contrario, ha confermato che «sono in molti a chiedere al presidente di scendere nuovamente in campo», lui per primo. Pressioni confermate anche dal diretto interessato. Il quale finora non ha però confermato apertamente le proprie strategie per il futuro.
«Occorrerà aspettare il termine dell’iter della legge elettorale per avere una risposta definitiva». Allunga i tempi di un’eventuale conferma Mario Valducci, deputato pidiellino, che nel 1994 era al fianco di Berlusconi, Antonio Martino e Marcello Dell’Utri quando fu stipulato formalmente l’atto di nascita di Forza Italia. Negli ultimi mesi, Valducci è stato il grande tessitore dei regolamenti per le eventuali primarie del Popolo della libertà. Uno dei momenti cardine – così almeno si pensava fino all’altro ieri – per il radicamento e il rilancio del partito del predellino.
Con Berlusconi ai blocchi di partenza, avrebbe ancora senso celebrare le primarie?
Le primarie, per la vita di un partito, sono un ottimo strumento, che io auspicherei in ogni caso. Ma devono esistere due condizioni fondamentali. Innanzitutto devono essere presenti più candidati realmente competitivi, capaci di intercettare una fascia specifica dell’elettorato al quale si propongono. In secondo luogo devono essere primarie di coalizione, in modo che le diverse anime di uno schieramento abbiano la possibilità di confrontarsi sui temi e capire qual è il reale peso di ogni componente.
Due elementi che se non ci fossero…
Rischierebbero di far fallire le primarie, che diventerebbero un passaggio negativo, anziché ridare slancio al partito.
Sembra evidente che con Berlusconi non ci siano. Ma nemmeno Alfano sembrava avere avversari di peso.
È così. Anche in quel caso vi sarebbe stato il rischio che a prevalere potessero essere i molti elementi negativi.
Dunque niente primarie?
A questo punto le escludo assolutamente. D’altra parte è un po’ di tempo che nel partito il vento non tira affatto in questa direzione.
La novità di questi ultimi giorni ha scombinato ulteriormente i vostri piani?
Non parlerei di novità. Vorrei far notare che Berlusconi negli ultimi mesi non è mai scomparso dal panorama politico, né tantomeno dal Pdl. Il suo non è stato un passo indietro, ma di lato.
Forse non è una novità, ma non era nei piani che si ricandidasse.
Questo è vero. Ma occorre ricordare che l’origine del nostro movimento politico si fonda su un’attenta analisi dei sondaggi e su scrupolose ricerche di mercato. Non possiamo abbandonare la nostra vocazione, e se i numeri sono realmente quelli riportati dai giornali, mi sembra che sia la strada più praticabile.
Manca solo la conferma?
Come già detto dipenderà molto da quale legge elettorale verrà fatta. Ma bisognerà anche vedere se il presidenzialismo andrà in porto o meno.
Presidenzialismo a parte, quali sono i nodi dirimenti per l’annuncio?
Su tutti il premio di maggioranza. Bisognerà capire se verrà assegnato alle coalizioni, come avviene adesso, o ai singoli partiti politici. Una volta risolto questo dubbio credo si potrà arrivare ad una decisione finale.
Berlusconi candidato e una classe dirigente di quarantenni cooptati. Che fine ha fatto il rilancio a partire da Alfano e dai congressi?
Ogni scelta politica è da calarsi nel momento in cui viene presa. La stagione congressuale è stata celebrata in un momento particolare della nostra storia. Una fase nella quale c’era la necessità di comunicare che il partito era solido a prescindere dalle difficoltà nelle quali era incappato il governo, aveva radici profonde. In quei mesi era un passaggio utile e necessario.
Oggi c’è addirittura chi vorrebbe cambiare il nome del partito.
A me piace il nome, mi riconosco nel concetto che comunica. Ma mi rendo anche conto che dietro ci sono strategie di marketing. Tra l’altro il cambiamento del nome richiederebbe una procedura complessa. Occorrerebbe convocare un congresso, che dovrebbe esprimersi sull’eventuale cambiamento. Sarebbe molto più facile creare un nuovo movimento politico.
Tornando al tema delle primarie, le prevedrete per la selezione delle candidature al Parlamento? I cittadini vogliono una nuova classe dirigente politica. Il modo migliore per rinnovare sarebbe un sistema elettorale con preferenze multiple, in modo che ognuno possa indicare direttamente chi vuole mandare in Parlamento. Anche nel sistema maggioritario, o in quello proporzionale spagnolo con liste bloccate, in fondo, le candidature sono scelte dall’establishment dei partiti.
Che partito vede nel futuro?
Finché Berlusconi decide di rimanere al centro della scena politica, non vedo personalità che possano contrastarlo. Per storia personale, carisma, ma anche per forza economica e finanziaria. Nel futuro non possiamo pensare di costruire il partito intorno ad un’altra figura come quella del Cavaliere. L’unico modo per sostituire la forza di un leader come Berlusconi, è costruire un bagaglio ideale e culturale fondato sul liberalismo altrettanto forte e incisivo.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:57