L'ombra dei tecnici sul futuro di Bersani

L’appello è stato pubblicato dal Corriere della Sera: «Il Pd porti l’agenda Monti nella prossima legislatura», ha titolato il quotidiano di Via Solferino, riassumendo il contenuto della lettera firmata da alcuni autorevoli esponenti democratici, da Cabras a Morando, da Follini a Gentiloni, insieme a Ichino, Vassallo e Ceccanti.

Una piena rivendicazione di tutta l’operazione “esecutivo tecnico”: «Il governo Monti ha assunto un ruolo da protagonista in Europa. Per noi, che siamo tra quanti hanno prima proposto e poi attivamente operato perché il governo Monti nascesse, si tratta di una conferma attesa: l’azione sviluppata dal presidente del Consiglio e dal suo governo in questi mesi può essere coronata da successo e deve essere sostenuta, con piena convinzione, fino alla scadenza naturale della legislatura, nella primavera del 2013». Purtroppo però, avvertono i firmatari, la «fase di crisi e di difficoltà non si concluderà in tempi brevi» e i «processi virtuosi avviati daranno i loro frutti solo attraverso un’azione di governo pluriennale». Risultato finale? «Noi intendiamo promuovere nel Pd una trasparente discussione sulle strade che vanno intraprese perché obiettivi e principi ispiratori dell’agenda del governo Monti – collocati dentro un disegno almeno decennale di un cambiamento del paese – possano travalicare i limiti temporali di questa legislatura e permeare di sé anche la prossima».

Una linea abbastanza chiara per una parte di partito che appare sempre più lontana dalle attenzioni, spesso molto difformi, riservate invece dall’ala Bersani-Fassina. A complicare il quadro è arrivato pure Napolitano da Lubiana. A margine dell’incontro con l’omologo sloveno Türk, il presidente della Repubblica ha annunciato con altrettanta chiarezza: «Io sono convinto che i tre partiti che sostengono il governo Monti siano determinati a dare un conseguente sviluppo , anche dopo le elezioni del 2013, a politiche di maggiore integrazione europea». Tradotto: ma che belli i partiti che fanno gli spingitori di Monti, compreso il Pd degli Ichino e dei Morando. Ma non quello di Bersani, che da Twitter tuona: «Monti bis nel 2013? In democrazia centrodestra e centrosinistra si confrontano. Questo è lo schema democratico e non ci rinuncio». A Sant’Andrea delle Fratte la situazione si complica quindi ancora di più, tra primarie alle porte (sicuri?) e una campagna elettorale prossima che su qualcosa dovrà pure fare perno. Bersani, col tempo, è passato dall’essere il bravo pastore di provincia a somigliare sempre più al vecchio dirigente Pci che aveva il poster del centralismo democratico in camera insieme alla gigantografia di Togliatti.

Reazioni normali verso il corpo di un partito che ogni giorno ne crea una nuova, in cui tutti tirano le giacchette al prossimo, sperando che qualcuno finisca le toppe sui gomiti. In attesa che l’estate termini il suo corso, sulla pelle dei dirigenti ai piani alti del Pd si impone una certezza: il gran caldo non svanirà di colpo neanche con Minosse.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:36