I tagli che non fanno risparmiare

Spending review come il bosone di Higgs? Tanto hanno cercato quest’ultimo, che, con ragionevolezza del “cinque sigma” (pari al 99,999% di probabilità), ne hanno trovato una traccia certa, lasciata dalla “particella di Dio” lungo quei 27 km di tunnel del Cern di Ginevra. E Monti? Che cos’è passato nelle lame della forbice sotto il tunnel (quello di un infuocato Consiglio dei ministri, nella notte tra il 5 e il 6 luglio)? Una cosa alla Verdone, tipo un “sacco bello”. Cioè, con ogni probabilità, l’ennesima fregatura dei tecnici, già responsabili di figuracce allucinanti. Ne ricordo alcune. In primo luogo, la lite tra Elsa Fornero e l’Inps sul numero degli esodati, con chiarissimo torto finale della “maestrina”. Poi, la vicenda “aliena” dell’età pensionabile, che viene sfasciata, tout-court, dalla “rottamazione” di un bel numero di impiegati statali in esubero. Promesso (solo promesso) il taglio/accorpamento delle province, quando ognun sa che, nel loro caso, fioccheranno i ricorsi alla Corte costituzionale, bloccando ogni pia intenzione di Monti e del suo governo di finti tecnici, visto il loro perfetto allineamento con i politicanti democristiani di una volta.

Certo, volendo essere garantisti fino in fondo, è lecito che i “perdenti” si appellino alla Consulta. Raccomandazione vivissima al nuovo Parlamento: decida subito, all’atto del suo insediamento, una volta per tutte, di mettere fine a quel colossale spreco di talenti e di risorse nazionali, che va sotto il sacro nome di “difesa delle autonomie locali”. Si modifichino, attraverso il ricorso all’Art. 118 (ovvero, a una Assemblea costituente che, guarda caso, Napolitano non vuole, pur di sopravvivere un altro anno abbondante al Quirinale), quelle assurde norme costituzionali, che autorizzano la permanenza in vita di migliaia di comunelli-pulviscolo, i quali costituiscono delle vere e proprie “greppie”, non riuscendo, peraltro, a coprire con efficienza quasi nulla dei servizi pubblici essenziali! Poi, si stabilisca anche, in una sperabile furia iconoclasta (se non lo fate voi, miei cari politici, lo faranno Grillo&co), chi, come, con quali strumenti gestirà la mangiatoia delle funzioni provinciali, finora buone soltanto a bruciare montagne di miliardi, pur di assicurare un posto al sole ai “trombati” della politica. Si ripristini alla svelta, in particolare, tutta la necessaria autorità dello stato, per definire “regalmente” sia gli standard delle prestazioni nei servizi pubblici gestiti direttamente - sulla base del principio di sussidiarietà - dalle Regioni. Sia i parametri delle “macro-politiche” che debbono e possono fissare rigorosi paletti alla folle spesa locale. 

E poi, perché non la finiamo con la vergogna nazionale, europea e mondiale dei Tar che strangolano la così detta “efficientizzazione” della pubblica amministrazione, dando lavoro a una infinita schiera di avvocati che, altrimenti, avrebbero altro da fare? Invece dei tribunali amministrativi, perché non diamo vita a una struttura funzionale di civil servant super-esperti, cooptati dalla società civile con contratti di management privato, dando loro poteri cogenti sulla “armonizzazione” dell’organizzazione delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, in base al principio delle best practicies, per si copia da chi fa meglio e spende meno, obbligando così enti similari ad adottare identiche soluzioni organizzative? Che ci fanno migliaia di uffici del personale che sfornano gli stessi, patetici atti amministrativi? Perché non deve esistere una sorta di call center centralizzato anche per questa roba fatta al ciclostile? E poi: perché non mettere mano, per l’occasione, a quella enorme bufala del reclutamento per concorso degli impiegati pubblici, che ha dato la stura, in più di 60 anni, a tutte le pratiche corruttive e clientelari assolutamente sconosciute e non volute dai nostri padri costituenti? 

Lo si capisce, o no, che questo è veramente l’unico grimaldello per scardinare l’ingiusta certezza (dato che non è basata su nessun criterio di merito) dell’impiego a vita degli statali, da sempre inamovibili dai loro posti di lavoro? Scusate, ma “concorso” non può voler dire, ad esempio, che la Pa possa creare degli albi specialistici - con rigorosi criteri per l’esame di accesso - sulla base delle sue esigenze, “pesando” a priori titoli e incarichi svolti, in modo da costruire graduatorie “asettiche” e automatiche all’interno degli albi stessi, dai quali poi gli uffici pubblici interessati siano obbligati a scegliere il personale di cui hanno bisogno, partendo rigorosamente dal primo libero in graduatoria dei rispettivi albi? Pensate alla rivoluzione copernicana che tale sistema costituirebbe nella aanità, obbligando le Asl a reclutare i propri direttori generali e primari scorrendo dall’alto verso il basso le graduatorie degli albi relativi! E che dire dei professori universitari, reclutati nello stesso modo? E quando i dirigenti pubblici saranno liberi di reclutare e premiare i propri collaboratori, come qualsiasi manager privato? Basta patacche, miei cari tecnici. Fatelo come favore al paese.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:36