
S’è irrimediabilmente lesionato il rapporto di pacifica convivenza e collaborazione tra cittadini residenti ed amministrazioni locali. L’amministrazione capitolina (Roma) riassume mali che poi si riscontrano in percentuali minori in tutto lo Stivale. Così mentre in un piccolo comune del profondo Nord o dell’estremo Sud si chiude più d’un occhio sul cittadino che si ristruttura per proprio conto l’abitazione o il locale commerciale, invece su Roma assurge a reo d’abusi edilizi chi costruisce la cuccia al proprio cane o sostituisce i sanitari del bagno.
Ciò che in periferia non viene nemmeno notato, a Roma come nei principali capoluoghi assurge a “notizia di reato”. Spingendo vigili, polizia e finanza all’obbligo dell’azione penale. Il Comune dal canto proprio raschia ancora una volta il fondo del barile, e i soggetti colti a farsi un trasloco con la vettura familiare, o a montarsi una cuccia per cani o fotografati a sostituirsi i sanitari devono comunque corrispondere all’amministrazione locale l’importo di salate contravvenzioni, a cui devono aggiungere anche le spese di giustizia (avvocato, processo...). La gente si pone sempre le stesse domande, e cioè se non si tratti d’un modo per tassare ulteriormente i cittadini, aggiungendovi il gusto sadico di grane legali a famiglie con esigue entrate mensili. E perché chi s’aggiusta casa per proprio conto, o si sobbarca qualsiasi fatica pur di risparmiare, non fa certo parte d’un segmento ricco della cittadinanza. La disperazione si fa davvero evidente negli uffici dei municipi romani (le ex circoscrizioni) dove ex vigilesse (elevate al rango di funzionari d’ufficio tecnico) interrogano fiumane di malcapitati, a nessuno di loro verrà risparmiata la contravvenzione per “ritardata comunicazione del trasferimento Cosap” e tanto altro ancora.
La cittadinanza cerca di non avere noie, di stare sempre a posto, ma la valanga di leggi e leggine sommerge letteralmente l’uomo di strada. Va aggiunto che da qualche mese i comuni (soprattutto Roma) hanno sguinzagliato la polizia locale a caccia di qualsiasi irregolarità: così eserciti di guardie in borghese s’aggirano per ogni vicolo col naso per aria o con lo sguardo attraverso grate, finestre e cortili. Una vera e propria dichiarazione di guerra alla cittadinanza. Certo, l’apoteosi dello stato di polizia è stato toccato a Roma con i due centurioni (travestiti da antichi romani) arrestati dal I° Gruppo della Polizia Locale di Roma Capitale. E ci chiediamo se le forze di polizia possano perdere il proprio tempo (sprecando i soldi del contribuente) con arresti di gente travestita. Il ridicolo viene abbondantemente garantito dal commento che Ciardi (delegato del sindaco di Roma sulla sicurezza) ha fatto sull’arresto dei centurioni: «Non ci faremo intimidire, bisogna ristabilire la legalità». E’ il concetto di legalità che lascia perplessi, specie se si considera che i vigili romani ormai si sono specializzati nel chiedere i documenti ai volpini delle pensionate, ad arrestare gente mascherata da centurioni, ad inseguire i ciclisti che sfrecciano sulle preferenziali... insomma, credevamo di averle già viste tutte nei film di Totò e Peppino come di Franco e Ciccio. Ma la Polizia di Roma Capitale hanno deciso di divertici, e illuderci che i soldi del contribuente siano ben spesi. Aveva ragione quel bancarellaro di Porta Portese: «Dopo il caso del vinaio che ha denunciato la corruzione romana, i vigili stanno a c... dritto con tutta la povera gente».
E Roma, in compagnia di tutte le città turistiche, starebbe armando la task force per acciuffare i turisti evasori, quelli non disposti a pagare la tassa di soggiorno. A collaborare a questa trovata balorda ci si metterebbero anche le società comunali Ama e Acea, che tramite ispezioni denuncerebbero al Comune chi ospita in casa parenti o amici non residenti a Roma, quindi tenuti per legge a pagare giornalmente la tassa di soggiorno. Alla caccia allo straniero sarebbero già pronte le polizie locali di tutta Italia. La legge prevede che i comuni considerati ad alto impatto turistico possano (anzi debbano) imporre una tassa giornaliera per le persone non residenti. Per chi è ospite d’alberghi e pensioni (luoghi in cui si registra il soggiorno) non vi sarebbero particolari problemi nella riscossione del balzello. La situazione invece si complicherebbe per chi sfugge ai normali percorsi turistici, trovando anonimo rifugio in casa d’amici e parenti. Per questi ultimi i comuni contano sulla delazione dei vicini. Ovviamente esiste già una legge che obbliga i proprietari di casa a denunciare in Questura la presenza d’eventuali ospiti: una norma disattesa dai più, ed in uso solo tra chi affitta con regolare contratto a studenti o altro. Ergo, sempre più spesso sentiremo d’agenti delle polizie locali che bussano alle case dei vicini (forse anche alla nostra) per sapere se un parente lontano c’è venuto a fare visita. Pazienza, i residenti più munifici pagheranno, altri solleveranno polveroni di polemiche contro vigili, comuni, accertatori... Ovviamente il danno per il contribuente non s’esaurirebbe solo con la multa per la mancata corresponsione della tassa turistica, ma entrerebbe in ballo anche l’evasione della tassa sui rifiuti solidi urbani. Infatti la famigerata Tarsu si paga in proporzione a metri quadri occupati e numero di residenti. Se una coppia ospita tre parenti, il nucleo passa da due a cinque, ergo si diventa evasori.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:14