Dall'Ue agli Stati Uniti d'Europa

Non so perché, ma a pensarci bene l’istinto mi dice che la trattativa notturna di Bruxelles sia stata una sceneggiata. Senz’altro positiva per i risultati a cui ha portato, ma concordata sin dall’inizio.

La Merkel, nei prossimi giorni, deve fare approvare dal suo Parlamento il fiscal compact e certo non poteva presentarsi completamente sconfitta sugli eurobond così poco ben visti all’interno del suo paese. Non poteva, d’altro canto, rimanere isolata nel contesto europeo. E allora, forse d’intesa con tutti, si è trovata la via d’uscita: lei “cedeva con fermezza” alle misure antispread proposte da Italia e Spagna con il consenso francese e gli altri non insistevano sugli eurobond. La partita, dunque, si è risolta in un “biscotto”, come si dice in gergo calcistico, che a livello delle diplomazie occulte non è niente di scandaloso.

Del resto la Germania, per quanto agguerrita, potrebbe uscire indenne da una catastrofe europea? Le sue esportazioni sono in calo e c’è il rischio (in Grecia se ne parla pubblicamente) di boicottaggio dei prodotti tedeschi come atto di ritorsione. Comunque siano andate realmente le cose, un passo avanti è stato fatto.

Si tratta ora di dar vita a una roadmap che preveda una serie di riforme istituzionali che spianino la strada a quell’unità politica europea così necessaria per rendere il Vecchio continente un vero attore sullo scenario internazionale. Bisogna dar vita agli “Stati Uniti d’Europa”, che abbiano piena sovranità sui singoli stati. Occorre creare una banca europea che gestisca l’euro e sia di controllo per tutti gli istituti di credito che operano sul territorio dell’Ue. È necessario adottare una fiscalità unica mettendo in campo politiche economiche omogenee e compatibili tra di loro. Bisogna dar vita a una politica estera unica e lungimirante. In una parola, mutatis mutandis, il nostro modello ed esempio devono essere gli Stati Uniti d’America.

Alla ripresa dopo le ferie, definito il quadro degli interventi economico-finanziari, sarà necessario che il Parlamento europeo convochi una sessione straordinaria per consentire ai deputati eletti direttamente dai cittadini europei di esprimersi compiutamente al di fuori degli egoismi nazionali. Questa è la grande sfida per fornire alle nuove generazioni un mondo europeo più coeso, più solidale, più coerente con gli ideali per i quali ha preso corpo. 

I nuovi prevedibili assetti geopolitici in atto tra Usa, Russia, Cina, India, mondo musulmano, lo richiedono a gran voce. E la classe politica europea deve saper essere all’altezza di quegli statisti che in tempi non lontani hanno dato vita all’Ue in situazioni ben più difficili di quelle attuali. 

Il Ppe, pur nelle sue articolazioni, deve avere un sussulto di razionalità e idealismo per meglio incidere nel Parlamento europeo. Su questo Pdl, Udc, Fli e Svp siano soggetti trainanti da qui al 2014, per potere offrire all’opinione pubblica del Vecchio Continente qualcosa di più esaltante, di più proficuo, per una nuova stagione di benessere sociale per quei ceti che oggi pagano, con enormi sacrifici, gli errori commessi fin qui.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:53