La Commissione Ue non sa cos'è l'euro

Uscire dall’euro: sì o no? E se sì, come?  Di suggestioni e ipotesi se ne sono sentite a bizzeffe, ma la prima ad avere le idee parecchio confuse in proposito sembra essere proprio l’Europa.

In questi giorni economisti e giornalisti finanziari fanno a gara nel propinare scenari post-apocalittici, a metà tra Lovecraft e Romero, con morti che escono dalle tombe e creature pronte a divorare l’universo. Appurato che abbandonare la moneta unica sarebbe un disastro epocale, nessuno però sembra degnarsi di spiegarne il perché. Peggio di loro c’è soltanto la Commissione Europea, che alla domanda su come sia possibile ritornare al vecchio conio è riuscita a dichiarare che l’adesione all’Eurozona sarebbe addirittura «irrevocabile». Peccato che i trattati non dicano niente di tutto questo. Anzi, non dicono proprio nulla di nulla. Le regole per aderire sono cristalline, ma per quanto riguarda un’eventuale procedura di abbandono i trattati sono una vera e propria tabula rasa.

Facciamo un piccolo passo indietro. Nell’aprile scorso un eurodeputato della Lega Nord, Claudio Morganti interroga la Commissione Europea sul perché l’ipotesi di uscita dall’euro non venga contemplata dai trattati di adesione. «I trattati europei – spiega l’europarlamentare del Carroccio - prevedono che gli Stati membri possano uscire dall’Unione, ma non specificano nulla in merito alla possibilità che un Paese Ue abbandoni la moneta unica». Ai membri dell’esecutivo Ue, Morganti chiede anche se non ritengano opportuno «modificare i trattati, inserendovi la modalità di uscita dall’Eurozona per un Paese membro». Passano le settimane e i mesi, di fuoriuscita dall’Euro comincia a parlarsi non solo in Grecia, che nel frattempo passa attraverso due consultazioni elettorali, ma addirittura in Italia. Poi, ieri l’altro, arriva finalmente la risposta. Delirante, se non frettolosamente (dopo due mesi) raffazzonata.  «L’irrevocabilità dell’adesione alla zona euro è parte integrante del trattato e la Commissione, in qualità di custode dei trattati dell’Ue, intende rispettare pienamente questo principio». 

Insomma, secondo la Commissione, uscire dall’euro non solo sarebbe sbagliato, pericoloso, suicida, e lovecraftiano, ma sarebbe addirittura impossibile. E proprio come per la Merkel con gli eurobond, bisognerebbe prima passare sul cadavere di ogni commissario europeo per vedere un paese abbandonare la valuta del Vecchio Continente. Ma è davvero così? No. Perché l’abbandono dell’eurozona non è affatto vietato dai trattati: molto più semplicemente, non è contemplato. Proprio per questo nel 2011 Simon Wolfson, barone di Aspley Guise, businessman britannico di simpatie conservatrici, aveva mobilitato una task force di esperti per colmare questo bizzarro “buco” nella legislazione europea, offrendo 250mila sterline a chi avesse avanzato la soluzione migliore. Il risultato non era stato dei più confortanti. A livello burocratico, l’uscita dall’euro è una strada percorribile: siccome non esiste nessun tipo di codificazione di questa procedura, resta la procedura di revisione semplificata dei trattati di adesione, che richiede, però, l’unanimità degli stati membri. Di fatto, almeno a livello di conseguenze, aderire all’euro significa imboccare una strada senza ritorno, firmando un contratto capestro nel quale decidere di chiamarsi fuori rischia seriamente di costare molto di più che non sorbirsi tutte le ricadute negative del restarci dentro.

Ma perché l’esecutivo Ue ha sbandierato una presunta “irrevocabilità” che non è scritta da nessuna parte? «La Commissione - spiega Morganti- ha fatto riferimento, come presunta base legale per l’irrevocabilità dell’euro, all’articolo 140 (3) del Trattato sul funzionamento dell’Ue che però, in realtà, parla solo di “fissazione irrevocabile del tasso al quale l’euro subentra alla moneta di uno Stato membro”, senza dire nulla circa l’irrevocabilità dell’adozione dell’euro in quanto tale». In poche parole, di irrevocabile c’è solo il tasso di cambio tra la vecchia valuta e l’euro, nel momento in cui si decide di entrare nella moneta unica. Non il fatto di restare o abbandonarla.

Ma andiamo avanti. Insoddisfatto della risposta «imprecisa» e «vaga», il parlamentare europeo ha deciso di presentare un’altra interrogazione urgente alla Commissione Ue, chiedendo «dove si faccia riferimento a tale irrevocabilità», e stuzzicando ulteriormente gli eurocommissari: «Cosa accadrebbe – domanda Morganti - se uno dei Paesi dell’Eurozona decidesse di uscire dall’Ue, secondo l’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea? Sarebbe comunque costretto a mantenere l’euro, pur non facendo più parte dell’Unione?  Perché – incalza - non si dà agli Stati solo la possibilità di uscire dalla moneta unica, costringendoli così a dover per forza abbandonare l’Ue per liberarsi dall’euro?».

Oggi, nel frattempo, va in scena il vertice dei 17 paesi che compongono l’Eurozona. Al di là dei giri di parole e delle supercazzole della commissione, sarà la vera prova del fuoco della moneta unica nel pieno della crisi economica e finanziaria. E, forse, anche dell’Europa così come fino ad oggi l’abbiamo conosciuta.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:36