
Teoricamente i crediti inesigibili andrebbero stralciati dal bilancio, passati a perdita. Così facendo gli enti locali (soprattutto i grandi comuni) andrebbero a diminuire l’attivo, con conseguente peggioramento d’un eventuale rating su futuribili bond comunali o, come spesso capita, le amministrazioni riceverebbero più rigetti sulle pratiche d’affidamento bancario. Così comuni e vari enti locali (nonché lo stesso stato) mantiene i crediti all’attivo circolante, per far credere al mondo della finanza (agli investitori) che l’amministrazione vanti normali crediti su un certo numero di residenti, siano essi persone fisiche o giuridiche. Prima del 2008 il concetto di debt agency era sconosciuto in Italia. L’assistenza ai soggetti indebitati veniva tenuta usualmente da avvocati, commercialisti, mediatori creditizi, enti assistenziali e di carità: figure professionali adatte a gestire determinate problematiche inerenti l’indebitamento di specifiche fascie sociali e professionali. Ma con l’incancrenirsi delle situazioni debitorie, con la nascita di Equitalia e, soprattutto, con l’inasprimento delle misure fiscali e d’accertamento, i singoli professionisti si sono riuniti per mettere insieme una regia globale che curasse i tanti risvolti tecnico-giuridici. Del sovraindebitamento medio della popolazione italiana ormai se ne parla quotidianamente, soprattutto dopo gli episodi avvenuti nelle varie sedi di Equitalia.
Ecco che nel 2008 vengono registrate presso fori e camere di commercio le prime debt agencies italiane, sulla scia delle debt agencies (dette anche credit counseling agencies) anglosassoni.
Le prime debt agencies sono nate nel 1951 negli Stati Uniti, quando i principali enti eroganti il credito crearono La Fondazione Nazionale per il Credit Counseling, o Nfccc: obiettivo dichiarato era promuovere l’alfabetizzazione finanziaria dei consumatori e contribuire ad evitarne il fallimento. Le prime debt agencies in franchising nacquero nel 1960 in Inghilterra, offrendo educazione e consulenza direttamente ai consumatori.
Con la nascita delle debt agencies italiane, s’azzera il rischio che i comuni possano conferire ad una società dei crediti inesigibili. Basti solo pensare che il 50% delle contravvenzioni fatte dai vigili urbani del comune di Roma è stato fotografato da uno studio della magistratura onoraria (di pace) come inesigibile. Una somma con tanti zeri, che difficilmente una parte della popolazione pagherà, perché si tratta di residenti non proprietari d’immobili e privi d’un reddito fisso e certo.
A credere nelle Agenzie del debito sarebbe oggi proprio l’Agenzia delle entrate, che vorrebbe ci fosse una sola struttura del debito (forse metà pubblica e metà privata) che possa finalmente fornire una cifra certa al montante dei crediti esigibili di tutti gli enti locali. Ovviamente è utopia pensare di debellare dal tessuto italiano “cattivi pagatori” e “protestati”. Ma le agenzie cercherebbero di tracciare un solco ben definito fra promesse e verità. Tutto tramite accordi stragiudiziali a saldo e stralcio, protezione dei patrimoni dall’aggressione dei creditori, cancellazione dei protesti e delle segnalazioni di cattivo pagatore. È ormai evidente che l’uomo di strada non possa difendersi da solo dalle richieste di Agenzia delle Entrate, Equitalia, Registro informatico dei Protesti (Rip), Crif, Experian, Ctc, Cr e Cai.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:07