I tagli non toccano le pensioni d'oro

Ancora pochi giorni e potremo toccare con mano i risultati della tanto attesa spending review. Il due luglio il Consiglio dei ministri presenterà il provvedimento sui tagli suggeriti dal super commissario Enrico Bondi. Sarà il momento della verità, l’atteso gesto della mano statale che tende la cintura e la contrae. Non è certo dove i tecnici andranno a risparmiare. Le ipotesi sono diverse e ristringono il campo a due o tre settori piuttosto ampi: sanità, pubblico impiego, acquisto di beni e servizi. Niente riduzione degli stipendi, niente tetto alle pensioni d’oro. Questa è l’unica notizia certa. 

Renato Balduzzi, ministro della Salute, sarà uno dei protagonisti dell’operazione. Si è occupato della revisione della filiera del farmaco, della responsabilità dei medici, lasciando a Bondi il compito di “sforbiciare” nelle Asl: un carrozzone da trentaquattro miliardi di euro l’anno. Si parla di una razionalizzazione che frutterà alle casse dello stato circa quattro miliardi e a questi andranno sommati i tagli agli altri rami della pubblica amministrazione. Il governo intende adottare entro fine luglio un pacchetto di misure che raggiunge complessivamente i dieci miliardi. 

Sono previsti interventi su comuni, province, regioni con particolare attenzione al pubblico impiego. È da vedere se andrà in porto il cosiddetto esodo anticipato dei dipendenti. Se così fosse un altro miliardo si aggiungerebbe al conto, ma restano da convincere i sindacati che incontreranno Monti non prima di lunedì. Il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ha dichiarato che per evitare l’aumento dell’Iva il prossimo ottobre bisogna trovare almeno otto miliardi. «Dobbiamo farlo subito, perché più passa il tempo più i tagli da fare aumentano». Poi parla di Bondi, del suo operato, spiegando che l’impiego del super commissario va distinto in due fasi: una emergenziale, per far fronte alla crisi, e una che si prolungherà nel tempo. «Impiegherà 6-7 mesi, durante i quali si farà una rivisitazione della legislazione. Sul bilancio dello stato pesano venticinque mila autorizzazioni di spesa a fronte di leggi che si sono accumulate negli ultimi 50 anni». 

Dal vertice di Bruxelles, Polillo afferma che è necessario un cambiamento di clima in modo che la Bce sia più libera di agire. «L’Italia è pronta a sottoporsi a un controllo internazionale sui conti pubblici, purché valga per tutti i paesi. Non abbiamo nulla da temere, siamo i più virtuosi». Risponde il responsabile dell’economia Pd Stefano Fassina, commentando il Rapporto Van Rompuy: «Va nella giusta direzione: banking union, fiscal union, political union. Ma abbiamo emergenze che non possono attendere il medio periodo. Oltre agli spread finanziari, vi sono gli spread sociali e gli spread democratici». Aggiunge che è necessario consentire ai fondi salva stati di intervenire direttamente sulle banche e sui mercati dei debiti sovrani, come proposto dal governo italiano. Bisogna allentare subito la morsa dell’austerità autodistruttiva che aggrava la recessione e allontana gli obiettivi di finanza pubblica. «Dobbiamo lasciare ai comuni i margini di manovra per consentire investimenti, evitando l’aumento dell’Iva e indirizzando le risorse individuate dai tagli a esodati, fondo per le politiche sociali e pensioni». 

La questione previdenziale tocca tutti da vicino e non è solo una questione sociale. Lo dimostra la poca attenzione dedicata al tema da parte del governo. È un’evasione. Le pensioni degli alti dirigenti dello stato salve per miracolo dalla forbice della spending review. La novità si è affacciata alle porte della Camera quando il deputato del Pdl Guido Crosetto ha presentato un emendamento sull’inserimento di un tetto massimo, pari a sei mila euro netti al mese, per le pensioni retributive e dieci per quelle contributive. Sarebbe stata una manovra saggia, equa e volta a limare i privilegi conquistati negli anni dalla classe politica. Non si tratta di diritti acquisiti e chi si nasconde dietro una parola sbaglia. Nelle condizioni economiche in cui versa il paese, con aziende moribonde una misura come quella sarebbe stata tutt’altro che sgradita. Un modo come un altro per far mandare giù agli italiani quei sacrifici introdotti in modo così tempestivo dagli stessi tecnici. Peccato che il governo abbia stroncato la proposta di Crosetto, rinviando la questione a data da definire. Le pensioni non si toccano, quelle no. E non importa se generazioni intere non potranno nemmeno godersi l’illusione di raggiungere quelle somme di denaro per la vecchiaia. Gente che ogni giorno va a lavoro e torna a casa la sera senza prospettive. Il no tecnico sulle pensioni non ha spiegazioni e se le avesse pensionati, imprenditori, operai, famiglie non vorrebbero ascoltarle.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:02