Accuse di omofobia dentro Fli

Potrebbe essere stato proprio Gianfranco Fini a mettere il silenziatore al coro di dichiarazioni dissonanti da parte del proprio gruppo parlamentare. Dopo una settimana passata a bacchettarsi sul futuro assetto del partito, sulle alleanze, sul sostegno al governo Monti, ieri il profilo era bassissimo. Cellulari spenti alternati ad una lunga teoria di “no comment”. Anzi, il solitamente barricadero Carmelo Briguglio ha accolto favorevolmente la proposta rilanciata nel corso della mattinata da Pierferdinando Casini sull’introduzione delle preferenze nella legge elettorale. Timidi segnali di distensione, dopo che negli scorsi giorni il collega Fabio Granata aveva duramente attaccato il leader dell’Udc: «Chi si sente rappresentato da Casini ai vertici con il governo si iscriva all’Udc». Ma a far traboccare il vaso è stata la polemica di mercoledì sera. La responsabile del dipartimento Diritti civili del partito, Flavia Perina, ha diramato una nota nella quale sosteneva che «Futuro e Libertà sostiene anche quest’anno il Gay Pride». Scatenando le reazioni del coordinatore del partito, Roberto Menia: «Posizione personale». Anche il vicepresidente nazionale, Italo Bocchino, ha preso le distanze dalle esternazioni della compagna del partito. Dunque ieri bocche cucite, per evitare che le polemiche tracimassero ulteriormente. Ma sul groppone del partito è arrivato l’ennesimo caso che vede contrapporsi l’anima liberal dei finiani con quella più vicina alle posizioni della fu Alleanza nazionale. 

«In seguito alla riorganizzazione territoriale del partito ti comunico la tua decadenza dalla carica di Commissario cittadino di Fli». Questa la mail che si è visto recapitare nella propria casella Riccardo Lo Monaco, che guidava il partito a Cagliari. La firma era quella di Ignazio Artizzu, consigliere regionale e coordinatore cittadino del partito. Un semplice regolamento di conti locale? Forse qualcosa di più. Lo Monaco è il vice di Perina al dipartimento Diritti civili, mentre Artizzu è vicino a Bocchino, leader dei falchi. Per di più l’allontanamento di Lo Monaco è avvenuto il giorno dopo che l’ex commissario cagliaritano aveva dichiarato la propria adesione al Gay Pride cittadino. «È stata una vera e propria epurazione la mia, benedetta da Bocchino, Granata e Menia» denuncia Lo Monaco. Che attacca i vertici a testa bassa: «Nel partito non c’è spazio per chi come me è omosessuale. La destra moderna che si voleva costruire non esiste, e mi dispiace solo aver perso due anni della mia vita». L’ex coordinatore di Cagliari mette in discussione la gestione complessiva del partito: «Sono stati commissariati tutti e otto i coordinatori provinciali non più di qualche settimana fa con un atto d’imperio della direzione nazionale. D’altronde era impossibile creare un progetto politico con le seste o settime file di An».

Risponde a tono Artizzu, accusato di aver cacciato il dirigente troppo eterodosso: «Nella vicenda non c’è nulla di omofobico e persecutorio. Io rispetto gli omosessuali. È semmai discutibile questo loro sbandierare il proprio orientamento sessuale in modo strumentale». Artizzu giura di non aver avuto idea, nell’atto di dimissionare Lo Monaco, che quest’ultimo avesse aderito al Gay Pride: «Ma io che ne sapevo, non è una personalità di primo piano le cui dichiarazioni rimbalzano sulle agenzie. Anzi, non sapevo nemmeno che fosse omosessuale, non me lo ha mai detto, e bene ha fatto, perché non mi sarebbe importato affatto». Artizzu difende anche la scelta del commissariamento dei coordinatori, decisa «a seguito dell’abolizione di quattro province e la riorganizzazione di altre otto». Per di più «durante un ufficio di presidenza al quale era presente lo stesso Fini». «Lo Monaco non è stato cacciato dal partito – conclude il consigliere regionale – ma solo rimosso dal suo incarico perché non lo ha svolto con risultati soddisfacenti».

Una polemica che riflette lo scontro nazionale tra falchi e colombe all’interno di Futuro e Libertà.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:45