Se la Bonino dimentica le lotte radicali

L’Ansa fa il lancio intorno alle 10 del giorno decisivo per Lusi: i Radicali voteranno sì all’arresto dell’ex tesoriere della Margherita. Nel dettaglio: «Mi pare davvero che non ci sia fumus persecutionis, quindi voterò a favore della richiesta dell’arresto». Parole e musica della vicepresidente del Senato Emma Bonino, ospite di “24 mattino” su Radio 24. «Il tema della carcerazione preventiva è un vero cancro del Paese, andrebbe modificato ma con il caso Lusi non c’entra», aggiunge Emma che si scaglia pure contro l’ipotesi di voto segreto sulla fattispecie in esame: «Credo sia sconveniente. È bene che i rappresentanti del popolo si assumano in modo limpido le proprie responsabilità. Politicamente sarebbe molto discutibile».

I distinguo di Emma Bonino sono tutti costituzionalmente limpidi: è vero, il Parlamento verifica il fumus persecutionis e non è un giudice. Ma perché Lusi, oramai implicato in una vicenda vecchia di mesi (mediaticamente) e di anni (nel senso dei soldi praticamente distolti) ora dovrebbe essere privato della libertà personale, dovendo affrontare questo processo da uomo non libero? I Radicali stanno così calpestando decenni di tradizioni garantiste, liberali, libertarie. Una clamorosa retromarcia rispetto ai loro orientamenti tradizionalmente affermati. Di più: storicamente creati. Sono stati proprio loro ad importare ed imporre al grande pubblico le pratiche nonviolente, gli scioperi della fame: contro le carcerazioni preventive, per la libertà personale e di difesa, contro le carceri in condizioni penose.

Oggi però tutto questo sfuma e si decolora, si decostruisce dentro alla vulgata popolare che vuole il parlamentare come capro espiatorio del dolore d’Italia, segno finale di una crisi morale che Berlinguer sembra Cassandra. Eppure il grillismo crescente, il suo forcaiolismo da prima ed ultima pagina e soprattutto il 20% attribuitogli dagli ultimi sondaggi stanno riuscendo in una missione impensabile fino a due anni fa: in Parlamento deputati e senatori si votano contro, le immunità tanto chiacchierate non esistono più. C’è la corsa al garantismo al contrario, una specie di auto-espiazione del proprio peccato, tanto da non riuscire ad arrivare ad un accordo per arrivare al voto segreto. Con Lusi potrà andare in qualunque modo, ma il momento è storico: i partiti cambiano il loro comportamento, almeno estetico. Per le rivoluzioni politiche c’è ancora tempo.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:03