
«È sicuramente possibile mettere in discussione Monti, ma bisognerebbe prima capire su quali contenuti». Così Carmelo Palma, direttore del think tank Libertiamo, commenta le parole di Carmelo Briguglio. Il deputato di Fli ha auspicato negli scorsi giorni una revisione della linea del partito, che prevede sostegno incondizionato al governo. «Non ci si può accodare alle proposte antigovernative populiste degli altri partiti» osserva Palma, il cui pensatoio ruota intorno alle idee di Benedetto della Vedova, che del partito di Gianfranco Fini è capogruppo alla Camera. In questi giorni la destra del partito non ha messo in discussione solo l’appoggio al governo, ma anche la linea politica.
È stato Fabrizio Granata a parlare fuori dai denti: «Casini non ci rappresenta». Parole che hanno scatenato la dura reazione di Piercamillo Falasca, vicedirettore di Libertiamo: «La storia politica di Granata non avrebbe dovuto essere “la” biografia di Fli. Invece ha fatto di tutto perché fosse così». Accuse respinte al mittente dall’interessato, che non si è risparmiato una frecciata: « È ovvio che non sia la biografia di Fli come certamente non lo è la tradizione radicale». Ieri Briguglio ha rilanciato: «Altro che futuro politico, i ministri di questo governo si sono rivelati tutti deludenti». L’onorevole Enzo Raisi condivide un passato aennino con Briguglio. Ma i punti di contatto sembrano esaurirsi in un passato lontano: «Non capisco i contenuti della critica che si avanza. Anche perché mi sembra che Fini dica esattamente l’opposto». «Monti ha commesso degli errori - continua – ci aspettavamo di più su liberalizzazioni e mercato del lavoro. Ma appoggiando il governo proviamo a costruire qualcosa per il futuro». Raisi nota una contraddizione nelle parole dei colleghi: «Il vero scandalo è l’appoggio che il partito dà al governatore siciliano Raffaele Lombardo. Il peggio della vecchia politica clientelare e sotto scacco per le inchieste giudiziarie». Secondo Raisi invece di professare fede legalistica a Roma e sostenere un governo discutibile in Sicilia, i colleghi dovrebbero preoccuparsi di tenere unito il partito.
«Ci sono due impostazioni radicalmente diverse nel partito – osserva Palma – e non sono compatibili». Il direttore di Libertiamo spiega che «da un lato c’è chi avanza una proposta politica alternativa ad entrambi gli schieramenti principali. Riunendo l’area politica e sociale che oggi sostiene Monti, per intenderci. Dall’altro chi vorrebbe un ritorno nell’alveo della destra, riannodando il filo del dialogo con il Pdl». Raisi, pur condividendo, pone dei distinguo: «È Briguglio a voler dialogare con tutti, anche con Alfano. Granata ha in mente piuttosto una riedizione in piccolo di An». Una prospettiva che terrorizza il deputato futurista: «Piuttosto che tornare in un partito con Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa vado a fare il contadino in Spagna».
L’analisi sul futuro del direttore di Libertiamo è impietosa: «Dobbiamo essere realisti: se vogliamo riaggregare l’area moderata che non si riconosce in Pdl e Pd dobbiamo pensare ad un nuovo contenitore. Non è più possibile una coalizione interpartitica nel momento in cui stiamo vivendo». Secondo Palma al disfacimento della Seconda repubblica «l’unico partito a sopravvivere sarà il Pd. Fli deve impegnarsi a costruire un soggetto politico del tutto nuovo, pronto ad adattarsi ai tempi che verranno». E mentre si accentuano le divergenze di vedute sul futuro del partito, scoppia una grana sull’attualità politica. « Futuro e Libertà sostiene anche quest’anno il Gay Pride, nel nome dei diritti civili e di una assunzione di responsabilità della politica nei confronti delle persone omosessuali», ha fatto sapere in una nota Flavia Perina, deputata finiana ed ex direttrice del Secolo d’Italia. Un’esternazione che ha mandato in fibrillazione i falchi del partito. «Con tutto il rispetto per Flavia Perina, la sua è una dichiarazione tutta personale» le ha risposto a brutto muso il coordinatore nazionale Roberto Menia. Mettendo così a tacere la responsabile del dipartimento Diritti civili della formazione finiana. Una posizione che ha trovato d’accordo anche il vice coordinatore nazionale, Italo Bocchino. Gianmario Mariniello, leader dei giovani e vicino a Bocchino, giusto ieri aveva chiesto ai deputati di trovare sui temi una linea comune. «Mariniello pensi ai problemi del movimento giovanile - lo liquida Raisi – che ultimamente ha perso il 50% degli iscritti».
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:10