Senza An le primarie sono una farsa

«Se queste sono primarie». Aumenta il rumore del tamtam che serpeggia tra i militanti del Pdl dopo la riunione del gotha del partito, che lunedì scorso non ha sciolto nessun nodo rispetto a quella che dovrebbe essere la prima chiamata ai gazebo del popolo del centrodestra. Una riunione interlocutoria quella dei vertici di via dell’Umiltà, ancora divisi sulla data in cui tenere la consultazione e le regole con le quali si dovrà svolgere.

Due no comment arrivano dagli ex ministri Renato Brunetta e Giorgia Meloni, che ammettono che la discussione attraversa ancora una fase interlocutoria e il dibattito sarà aggiornato alla prossima settimana. Incertezza sulla tempistica. Il dubbio principe rimane quello concernente la tenuta del governo. Se i tecnici cadono dalle loro poltrone in tempo per andare a votare in autunno, il tour de force organizzativo diverrebbe assai ripido. Ma la prospettiva di un voto anticipato – nonostante i tanti malumori fra gli azzurri – sembra allontanarsi con la prossimità dell’estate. Rimarrebbe lo scoglio delle elezioni regionali siciliane. Angelino Alfano vorrebbe evitare una concomitanza tra i due avvenimenti, ma c’è chi propone che siano proprio le primarie a tirare la volata per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana. Un altro nodo da sciogliersi, e in fretta, è quello delle modalità di candidatura, per non trasformare l’evento in una sorta di improbabile Corrida. La richiesta della basa è quella di dare vita ad un reale momento di competizione politica e di confronto, che presuppone di lasciare margini di candidabilità anche a chi non ha una storia di militanza radicata alle proprie spalle. L’ipotesi formulata è quella della raccolta di “sole” cinquemila firme, da ottenere in regioni diverse.

Rimane però sul campo la questione sostanziale: le candidature. Dalla reale competitività delle primarie passa la credibilità del rilancio del Pdl. Perché quello autunnale sarà un confronto di partito, e non di coalizione, come accade sul versante opposto. L’alleanza con la Lega sembra ormai definitivamente archiviata. Anche se si aprissero spiragli, Roberto Maroni non sembra intenzionato a calarsi nell’agone. E se un accordo con l’Udc ad oggi è quasi fantascienza, gli altri alleati del Pdl non hanno la forza contrattuale per poter influenzare le decisioni degli azzurri (Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud, avrebbe archiviato la questione definendo le primarie «una minchiata»).

Ad oggi la posizione di Alfano appare più che solida, granitica. Ad aver detto di volersi presentare contro il segretario sono stati solamente Daniela Santanché e l’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan. Due candidati che non impensieriscono il segretario. Tra gli ex An la leadership di Alfano non sembra esser messa in discussione. Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli hanno dichiarato il loro appoggio alla candidatura del leader degli azzurri. Quella di Giorgia Meloni, che per qualche giorno sembrava potesse correre in proprio, si è trasformata in un’ipotesi di ticket. Sarebbe la strada più conveniente per tutti. «Mettersi contro Alfano con una candidatura d’area per loro sarebbe disastroso - afferma un dirigente del partito – E sarebbe rischioso anche per Alfano. La capacità di mobilitazione della militanza aennina è estremamente superiore a quella dei forzisti».

Ma la mancanza di un competitor credibile rischia di creare un effetto boomerang. «Pensate se si determinasse uno scenario come quello delle primarie che incoronarono Romano Prodi» spiega un’autorevole fonte del Pdl. «Alfano riceverebbe sì un bagno di folla – continua – Ma a fronte di avversari inesistenti». Un aspetto che sta facendo rumoreggiare la base e moltissimi fra i quadri intermedi. «A questo punto sarebbe meglio fare una convention – spiega uno di loro – Queste non sono vere primarie». «Se da un lato si pensa che il partito è troppo debole per affrontare in questo momento lacerazioni - si mormora a via dell’Umiltà - è anche possibile che una vera competizione potrebbe essere l’unico stimolo capace di restituirgli forza».

E iniziano a serpeggiare i primi malumori. «Queste primarie rischiano solo di creare confusione. Occorre candidare unanimemente Alfano» sostiene Enrico La Loggia. Gli fa eco Michaela Biancofiore: «Per come stanno le cose la consultazione è sì uno strumento efficace, ma è anche estremamente tardivo». Una bocciatura a tutto tondo arriva dal deputato “prestato” dal Pdl ai Responsabili, Giancarlo Lehner: a prescindere dalle primarie, «con Alfano si rischia una Caporetto. Con Berlusconi almeno si vinceva».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:16