Passera: «Non penso al domani»

«Non posso e non devo pensarci. Devo far bene questo mestiere. Questo governo tecnico non deve pensare al dopo perché dobbiamo svolgere il nostro compito e guai a targare elettoralmente un governo come il nostro». Parola di Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo economico che, dai microfoni di Radio Anch’io, resta vago su una sua possibile candidatura politica e riduce solo a un mestiere il ruolo di ministro, le cui decisioni, come anche quelle del governo, invece, non possono non avere un valore politico.

La politica è scelta responsabile, non una sommatoria di iniziative tecniche. È ora di uscire da questo equivoco, comodo per Monti e per il Quirinale. Comodo per chi intende, con programmi tecnici, preparare un cambiamento di scelte politiche. Passera, nel suo intervento, ribadisce la natura tecnica del governo, ma ne esalta, nella figura del premier Monti, le affermazioni politiche a livello europeo e sul piano internazionale. Ma allora, la riforma delle pensioni, la legge anti-corruzione e via dicendo sono tecniche o politiche? E cosa dire dei voti di fiducia? Anche questi tecnici?

Ma il Passera pensiero va oltre  queste considerazioni sul momentaneo mestiere che, contrariamente a quanto affermato dal ministro, è l’assunzione di una responsabilità civica e politica. E sull’attuale legge elettorale, con buona pace per la strana maggioranza che sostiene il governo Monti, non ha dubbi: «Questa legge crea raggruppamenti troppo eterogenei, repellenti». 

L’ex ad di Banca Intesa ha parlato, tra l’altro, di un argomento che, più di ogni altro, tocca gli italiani: le tasse. Già, le tasse che, secondo Passera, non sono destinate a scendere, ma neanche ad aumentare, tanto meno nell’eventualità di una patrimoniale: «Personalmente, non credo - ha affermato il ministro - che un’altra grossa tassa oggi sia la cosa da fare. L’ammontare del peso fiscale è già molto elevato e non vedrei spazio per ulteriori interventi». Per l’ex banchiere l’obiettivo è quello di ridurre le tasse «a quelli che le pagano», anche se «non è pensabile a breve». Intanto, aspettiamo i dati della gestione anti-evasione di Monti, al di là delle sceneggiate di Cortina e delle picconate sulle barche da diporto ancorate nei porti.

Sul decreto sviluppo, il ministro tira fuori altri numeri: gli annunciati 80 miliardi attivabili si sono ridotti a 30-40. Come attivarli, poi, resta un mistero. E sull’Iva con cui gli italiani devono fare i conti? Secondo il ministro Corrado Passera scongiurarne l’aumento è una  priorità del governo: «L’operazione di spending review deve metterci in condizioni di evitare un intervento di aumento dell’Iva che sicuramente non avrebbe aspetti positivi sull’economia».

Certamente la diminuzione del gettito dell’Iva in questi ultimi sei mesi pone il problema non solo delle riduzione delle spese, ma anche  dello sviluppo del reddito globale. Quindi, della ripresa economica, che non c’è, né si profila in tempi brevi, in attesa del parto miracoloso dei provvedimenti per lo sviluppo con la faccia del ministro Passera. E parlando del Ponte sullo Stretto di Messina, pur non essendoci una scelta definitiva, Passera dichiara di non considerarla «una priorità».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:09