
Tira una brutta aria per le imprese italiane. Come se non bastassero la crisi economica, il crollo dei consumi e i ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione, a dare il colpo di grazia al sistema delle piccole e medie imprese italiane potrebbe pensarci già la prossima rata dell'Imu. Ne è convinta la Cgia di Mestre: «Per le imprese l'Imposta municipale unica sarà una vera e propria mazzata». Secondo le previsioni dell'associazione mestrina che riunisce artigiani e pmi, infatti, la nuova imposta comporterà degli aumenti medi annui che potranno raggiungere anche l'82% rispetto alle tariffe dell'anno scorso.
I conteggi, spiega l'Ufficio studi della Cgia, sono stati effettuati sui comuni capoluogo di provincia che hanno già provveduto a deliberare l'aliquota dell'Imu da applicare ai capannoni industriali e l'hanno comunicata al Dipartimento delle Finanze. Per il momento sono 21 le amministrazioni dei comuni capoluogo che hanno già deliberato in proposito. Per tutti gli altri comuni ci sarà tempo fino al prossimo 30 settembre per ufficializzare l'aliquota. Nel frattempo, nei capoluoghi che ancora non hanno provveduto alla delibera, gli imprenditori dovranno comunque pagare la prima rata entro il 18 giugno applicando l'aliquota base del 7,6%.
Secondo lo studio effettuato dalla Cgia, le città che si aggiudicano la "maglia nera" nella classifica dei rincari sono Caserta, Pesaro, Savona e Rovigo: qui l'aumento medio annuo rispetto al 2011 sarà infatti il massimo registrato dal centro studi mestrino, con un preoccupante +82%. In termini assoluti, gli aggravi oscilleranno tra i 749 euro del capoluogo polesano e addirittura i 1.378 euro del comune campano. Tutte e quattro le amministrazioni comunali prese in esame hanno infatti deciso di applicare l'aliquota massima del 10,6‰ sui capannoni industriali. Non va meglio nemmeno ad Arezzo, con un aumento del +77% rispetto all'Ici pagata l'anno passato, a Udine (+72%) e a Firenze (+70%): qui, in termini assoluti, i rincari viaggeranno tra i 340 euro in più per gli aretini sino ai 471 euro aggiuntivi in capo agli imprenditori fiorentini.
Ma non basta: persino le politiche fiscali di sostegno alle imprese adottate dai comuni che hanno scelto di applicare le le aliquote base si riveleranno comunque inefficaci. Anzi, parimenti dannose, seppur in misura minore. A Pordenone, infatti, l'aggravio rappresentato dall'introduzione dell'Imu sui capannoni sarà pari a 989 euro (+66% rispetto all'Ici), a Pavia di 597 euro (+35%), a Brindisi di 2.514 euro (+30%), a Gorizia di 206 euro (+30%), a Vicenza di 749 euro (+30%) e ad Oristano di 222 euro (+30%). Il perché dei rincari stellari nonostante l'applicazione dell'aliquota base lo spiega lo stesso segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: «Rispetto all'ICI la base imponibile è comunque variata a seguito dell'incremento del coefficiente moltiplicatore. Quest'ultimo, infatti, è passato da 50 a 60». E non andrà meglio nemmeno in futuro: per il 2013, infatti, è previsto un ulteriore incremento del coefficiente moltiplicatore di altri 5 punti. Dice Bortolussi: «Molte aziende non ce la faranno a sopportare il carico fiscale. Per questo il Governo deve ribassare al più presto l'aliquota base».
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:03