Schifani applaudito, ma il Pdl traballa

Era iniziata malissimo la giornata. «Una volta i presidenti del Senato stavano zitti, non prendevano carta e penna. Alcuni addirittura si autosospendevano dal partito». Altero Matteoli, ex colonnello di Alleanza nazionale, ha attaccato così ieri mattina la lettera di Renato Schifano al Foglio.  Una lunga missiva, quella indirizzata dal presidente del Senato a Giuliano Ferrara. Nella quale ha sostenuto ex-post l'opportunità dell'avvicendamento novembrino tra l'esecutivo di centrodestra e i tecnici, e ha chiesto a Berlusconi e alla dirigenza un'«autocritica profonda ed una riflessione seria». Con il passare delle ore l'atmosfera si è stemperata grazie ad una lunga serie di dichiarazioni che hanno cautamente aperto alle posizioni della seconda carica dello stato. Parole «serie, forti e talvolta dolorose, ma vere» le ha definite Angelino Alfano. Che si è trascinato dietro la maggior parte dei maggiorenti azzurri. Schifani «va al cuore del problema politico che riguarda il centrodestra» secondo il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, mentre per il sindaco di Roma Gianni Alemanno le parole del presidente del Senato sono «molto interessanti». Consensi anche dalla pattuglia di deputati under 40. In una nota congiunta, Annagrazia Calabria, Nicola Formichella, Nunzia de Girolamo, Simone Crolla e Nino Minardo hanno comunicato di ritenere «doveroso e responssabile condividere e uniformarsi» a quanto scritto nella lettera.

Che il politico palermitano intervenga pubblicamente e in maniera così decisa nelle beghe interne a via dell'Umiltà è un segnale di cui tenere conto. Anche considerando la ritrosia che Schifani ha avuto negli ultimi quattro anni, attento a non mescolare il proprio incarico istituzionale con la sua annosa militanza politica. E testimonia un'accelerazione dell'evoluzione politica del Pdl, strattonato da forti pulsioni centrifughe e dalla non adeguatezza del gruppo dirigente a tenere con fermezza le redini del bizzoso stallone che si trova a cavalcare. L'unanimismo a mezzo stampa si incrina percorrendo i corridoi del Palazzo. E, protetti dall'anonimato, sono in molti ad aver digerito male le parole di Schifani. «Il suo è un tentativo di smarcarsi da Berlusconi» sostiene un dirigente che ha buone frequentazioni con il Cavaliere. «Il presidente del Senato non è stupido, e sa che ha alcune chance per puntare alla presidenza della Repubblica, ed è questo il momento per giocarsele». Alla Camera si sussurra che la lettera sia arrivata per tentare di stoppare qualche scissione che sembrava imminente sul fronte degli ex-An. Ma anche per arginare la voglia del Cavaliere di lanciare un proprio listone civico nazionale, che a Schifani non andrebbe a genio.

Ufficialmente per «agire subito» Alfano ha convocato per questa mattina alle dieci l'ufficio di presidenza del Pdl. In realtà il segretario è stato investito da una girandola di telefonate dai toni preoccupati, di distinguo e di osservazioni all'interno delle quali è costretto a mettere ordine da subito, per evitare che la situazione gli sfugga ulteriormente di mano.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:32