Cosa vogliono i Giovani Turchi del Pd

La proposta di Stefano Fassina di staccare la spina al governo Monti e di andare a elezioni ad ottobre, in controtendenza alla linea ufficiale democratica, non è stata diretta contro il segretario Pierluigi Bersani, al quale pure non deve aver fatto piacere. Il responsabile economico del Pd ha messo nel mirino Maurizio Migliavacca, che del partito è coordinatore della segreteria. Colui che compilerà le liste elettorali, per intenderci.

I "Giovani turchi" - i trenta e quarantenni che hanno acquisito visibilità con l'ascesa di Bersani - sono convinti che si andrà a votare con il Porcellum. Pensiero assai diffuso in casa democratica. E mentre coltivano un discreto rapporto con il segretario, che appoggeranno alle primarie, sono oggetto di un'avversione, ricambiata, da parte di Migliavacca. Il timore di Fassina è dunque quello di non riuscire a infilare nelle prossime liste bloccate alcuni nomi pesanti della rete che pazientemente si è coltivato nel corso degli ultimi anni. Un timore condiviso da Matteo Orfini, il Giovane turco responsabile cultura del partito, e da Andrea Orlando, titolare della giustizia. Un network (per non chiamarla corrente) che si è unito sì per la tendenziale avversione all'esecutivo tecnico e al sostegno delle tesi fassiniane sulla spesa pubblica, ma anche sul legittimo interesse di conquistarsi un peso nel partito nazionale. Tra gli altri, aspirano ad un posto a Roma in quota Giovani turchi i segretari regionali dell'Emilia Romagna e della Campania, Stefano Bonaccini ed Enzo Amendola, e il presidente della provincia di Pesaro e Urbino, Matteo Ricci.

Il pressing esercitato in questi mesi da Fassina e Orsini (Orlando ha da sempre esercitato il ruolo della colomba) in controtendenza all'ortodossia della linea del partito, è finalizzato non tanto ad ottenere la propria candidatura, quanto piuttosto a portare con sé in Aula un drappello di fedelissimi che possano contare nelle scelte future del partito. Conquistandosi così un'autonomia in un dopo-Bersani destinato inesorabilmente ad arrivare.

Che si raggiunga il risultato facendosi invitare al tavolo che compilerà i nomi da inserire in lista, quanto piuttosto per il tentativo di Migliavacca (e Bersani) di lenire il dolore di una fastidiosa spina nel fianco, non è rilevante. Quello che conta è la battaglia di posizionamento nel partito del post elezioni. Non sembra neppure che Massimo D'Alema sia l'ispiratore della strategia fassiniana. Il ponte di contatto fra Giovani turchi e l'ex premier, che non vanno al di là di una reciproca tolleranza, è l'europarlamentare Roberto Gualtieri, che aspira ad un seggio a Montecitorio al seguito del presidente di Italianieuropei. Al contrario D'Alema pensa di spostarsi a Palazzo Madama. Peones dalemiani di Toscana e Emilia parlano di una sua ambizione a ricoprire il ruolo di seconda carica dello stato.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:42