Bersani dice «nì» al presidenzialismo

Se Pierluigi Bersani si è affrettato a respingere la proposta di semipresidenzialismo di Angelino Alfano come un bluff per far saltare la trattativa sulle riforme, la sirena del presidente eletto dai cittadini col doppio turno ha fatto drizzare più di qualche esponente democratico.

I veltroniani hanno sempre etichettato le idee proporzionaliste di Luciano Violante come un rinnegamento della ragion d'essere insita alla fondazione del partito. E gli sherpa dell'ex segretario si sono messi in moto per tastare il terreno di una possibile intesa sulla proposta del Pdl. Trovando sulla stessa lunghezza d'onda una buona parte dei popolari, con in testa Paolo Gentiloni.

Ieri cinque senatori del Pd (Cabras, Follini, Giaretta, Morando e Tonini) hanno diramato una nota nella quale colgono le «positive novità» dell'idea di Alfano. Anche se, a far pendere l'ago della bilancia in favore di un ammorbidimento della posizione del partito, sarebbe stato il cauto favore di Massimo D'Alema. Il leader maximo, ragionano alcuni dei suoi, vuole le primarie di coalizioni, per stanare Matteo Renzi e costringerlo alla resa.

Una rapida intesa sul presidenzialismo, unita alla necessità di individuare un leader unico e di peso per l'intera futura alleanza, costringerebbe Bersani a convocare i gazebo. E proprio sulle scelte della segreteria sul prossimo futuro gli insider offrono due versioni differenti della minestra che si sta cucinando in casa Pd. La prima vorrebbe il segretario pronto a dare il via libera ad una grande lista civica da affiancare ai moderati, nella quale coinvolgere gli esponenti della società civile che ruotano intorno al gruppo editoriale L'Espresso-Repubblica. A partire da Roberto Saviano (anche se l'interessato ha smentito oggi una sua discesa in campo).

Una mossa che servirebbe a togliere il fiato alle trombe grilline e che coinciderebbe con l'annuncio della propria candidatura alla premiership. La seconda è di segno esattamente opposto. E racconta di un Bersani che vuole sì coinvolgere Saviano e le truppe di De Benedetti, ma in una competizione aperta. Primarie, insomma, nell'ambito delle quali trovino spazio e visibilità Renzi, Di Pietro, Vendola e l'autore di Gomorra.

In largo del Nazareno sono abbastanza convinti che il segretario otterrebbe agevolmente la maggioranza relativa dei voti. Inoltre disinnescherebbe la verve di chi ne potrebbe minare la leadership, e gli offrirebbe quell'ampia legittimazione popolare dal quale trarre la spinta per una tornata elettorale complicata. Su quest'ultima, per un proprio calcolo personale, starebbe puntando D'Alema. Il suo peso potrebbe far sbilanciare il partito, e costringere il segretario a trattare nel merito con il Pdl. Al punto che, dal secco no iniziale, negli scorsi giorni Bersani ha dovuto ripiegare su un più cauto «Il semipresidenzialismo non è un tabù né una bestemmia».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:06