La nuova ondata del calcioscommesse non sorprende poi più di tanto, visto che era stata ampiamente anticipata da media e addetti ai lavori. Non sorprende, ma indigna. Indigna soprattutto perché non mette al centro del problema il vero truffato: il tifoso. E anzi, dissertando sulla differenza tra responsabilità soggettiva e responsabilità oggettiva, nasconde il fatto che la regola era da cambiare all'epoca del padre di tutte le calcioscommesse nei primi anni '80, così come è da cambiare adesso. Fermo restando che - per ora - stiamo parlando di giustizia ordinaria (è stata la volta della procura di Cremona, poi toccherà a quella di Napoli, sperando che non si scateni una lotta tra procure), tuttavia quella sportiva verrà di conseguenza. E al tifoso solo questo interessa. In che categoria giocherà la mia squadra il prossimo anno? Avrà dei punti di penalizzazione? Queste le domande più comuni al bar dello sport perché queste saranno le conseguenze più dirette. E saranno sulla pelle dei tifosi, che così pagheranno due volte: una alla domenica, quando saranno presi inconsapevolmente per i fondelli; e una dopo il processo, quando la loro squadra sarà punita. Come fare allora? La soluzione, almeno per noi profani del diritto sportivo, appare assai semplice: punire i diretti interessati che si macchiano dell'illecito sportivo e non le squadre.
E se sono implicati pure i presidenti? Fortissima multa sino ad arrivare a confiscargli la squadra, magari mettendola poi all'asta al miglior offerente e destinare i proventi della vendita in beneficienza. Sembra una soluzione utopica? Forse si, ma perché il tifoso della Lazio, per esempio, deve vedersi offeso dal proprio capitano e poi rinunciare alla competizione europea dell'anno successivo?
Meglio dunque cambiare, anche se alla fine non si cambierà mai, perché siamo il paese dove tutto rimane uguale, dove l'industria del calcio non fa assolutamente nessun controllo per evitare piccoli e grandi scandali, dove non si investe per far si che si svolga tutto regolarmente. E quindi si manda tutto a rotoli. Forse per far capire ai vertici del pianeta calcio che c'è un problema, ci vorrebbe che Sky chiedesse di ridiscutere al ribasso il contratto, visto che la credibilità del prodotto è irrimediabilmente danneggiata. Ma forse no, forse va bene così. Tant'è che già in molti dicono che tutto ciò è un buon segno: nel 2006 scoppiò calciopoli e poi vincemmo il mondiale. Ora c'è l'Europeo.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:10