No, la Rai non siete voi!

La Rai, mentre il paese ha l'espressione dell'urlo di Munch, vive una propria tragedia, acuita dai minacciosi sottintesi del premier Monti. C'è ovviamente la solita guerra al management, cosa ormai connaturata da più di un decennio a viale Mazzini. Ora però la Rai vive una vera e propria guerra tra i suoi lavoratori fatta a colpi di incredibili urla e di spaventose censure. E che sulla Tv di Stato sia caduta una cappa da silenzio degli innocenti, con la complicità di tutti i media, impressiona e spaventa. È una ben strana compagnia quella che si è ritrovata il 15 maggio alla Federazione Nazionale della Stampa. Assieme a Cgil e Cisl, normalmente nemici per la pelle, c'è lo Snater, uso abitualmente a dare del venduto ai primi due; ed accanto a queste sigle, c'è poi il sindacato dei giornalisti che conciona su un contratto di lavoro che in realtà non lo riguarda. L'aria è la solita, è quella del "Riprendiamoci la Rai", "Circondiamo la Rai", "IndigneRai", "Giù le mani dalla Rai", "PrecaRai", "LaRaisiamonoi"; quella delle manifestazioni per la libertà di stampa e contro il bavaglio del 2009, del 2010 e del 201l; una musica suonata dall'Usigrai, il sindacato giornalisti Rai e dal nocciolo duro purista di Articolo 21, l'associazione della comunicazione nata un decennio fa per difendere la libertà di manifestazione del pensiero (Art. 21 della Costituzione), ma che col portavoce Giulietti sul tema Rai parla di tutto a nome di tutti. Come sempre le tematiche concrete scompaiono subito per lasciare spazio al vero tema, il controllo politico dell'emittente di Stato e l'attacco ai nemici tali o presunti del partito Rai: centrodestra, Lega, Mediaset. Questa volta, ma non è la prima, il nemico è la Uil presente in Rai con 900 iscritti, seconda sigla in generale del gruppo dopo Cgil (1200 iscritti), una realtà di tutto rispetto, prima sigla alla radiofonia, alla sede di Napoli ed in Raiway. Già non presente al Riprendiamoci la Rai, la UilRai si è macchiata di gravi torti; non ha voluto partecipare all'ammucchiata giornalistico-sindacale che ha chiesto a più riprese le dimissioni di un CdA aziendale, ormai già in scadenza. Invece di sostenere come tutti gli altri le operazioni politiche tese a togliere al Parlamento la nomina del CdA, la UilRai ha preteso di discutere di soldi per i lavoratori, dall'anticipazione del PdR al recupero economico della mancanza di contratto che va verso i due anni. 

In Rai ci sono tre contratti, scaduti nel 2009, il giornalistico, l'aziendale e l'orchestrale, di cui il primo ha almeno recepito il nuovo contratto stampa 2009 mentre il secondo ha avuto solo un adeguamento economico nell'ottobre di tre anni fa con il DG Mauro Masi che lasciò fermi all'accordo 2007 i temi di apprendistato, formazione, appalti e personale. Il contratto generale riguarda anche la maggioranza dei giornalisti poiché per una stranezza corporativa, il contratto stampa è riservato solo a chi lavora per Tg e rubriche collegate, "gli unici tutelati dall'Usigrai", come denuncia l'Acta. A marzo 2012 dopo un anno e mezzo di trattative, il contratto sembrava fatto tra garanzie occupazionali, incremento di 85 euro, una tantum da 2mila ed il 75% del premio di risultato a tassazione ridotta. Poi la politica ha detto stop.

Nel 2012 scade con il CdA anche il contratto di servizio Stato-Rai mentre il direttore generale Lei è stato appena nominato da un anno. Viene dipinta come la peggiore possibile, eppure dopo un lustro negativo (rosso di 128,5 milioni nel 2010, di 81 nel 2009, di 7 nel 2008) l'azienda è tornata in pareggio. RaiSat è stata liquidata nel 2010, Raitrade internalizzata ed Audiradio chiusa nel 2011; Rai Corporation chiusa quest'anno. L'idea di nuovi tagli per 85 milioni dopo i 70 del 2011 non fa sorridere, tra polemiche attorno ai 400 milioni di canone evaso ed a quello da far pagare alle aziende, l'estremismo sempre più forte di Rai3 e lo svuotamento di Rai1 e Rai2. La campagna squisitamente politica travolge qualunque ipotesi di dialogo contrattuale portandosi via anche i miglioramenti economici. La UilRai non ci sta, presenta precisi dati economici ai lavoratori cui propone un referendum, assieme a Libersind. Volete il contratto? Un accordo economico temporaneo? Contro la Uil si scatena un uragano di accuse, dalla falsificazione delle firme alla mistificazione dei dati economici. Appelli accorati al Quirinale e palazzo Chigi. Gira un facsimile di lettera di ritiro di firma per chi volesse farsi perdonare l'adesione al referendum. Non solo non c'è uno straccio di deputato o personaggio che prenda le difese della Uil ma addirittura si leva un muro di silenzio omertoso sui fatti. Che sono poi 4500 firme vere a mano (su 8000 lavoratori), non al telefono o con click sui siti, a favore di un accordo economico; e 400 persone vere che dopo un'assemblea di lavoratori, senza passanti, tiratardi e amici, manifestano il 15 maggio davanti al cavallo di viale Mazzini dopo l'assemblea Uil-Libersind-Ugl. In tutta fretta il partitoRai reagisce con un proprio antireferendum, che tra telefono e click si tiene tra il 7 e l'8 maggio chiamando alla sfiducia di un CdA già dimissionario. La futura segretaria Cisl Annamaria Furlan, mal consigliata, cede intervistata dal Tg Cisl ad un improvviso comunicato plaudendo ad un risultato bulgaro favorevole al 98,18%. In un'azienda dove il 60% non è sindacalizzato viene da chiedersi come si faccia a raggiungere tali percentuali. Sembra che reclamino il rinnovo contrattuale, ma in realtà Cgil, Cisl e Snater piangono per il venir meno di contratti strapagati ai Santoro, Ruffini, le Guzzanti, Dandini e Fazio con accompagno di Saviano. Più realisti del re, snocciolano dati economici, 50 milioni persi di pubblicità dalla Sipra per l'uscita verso La7 delle star, in realtà ammazzate da quella che Ennio Remondino chiama l'assordante uscita di scena di Berlusconi. Servizio Pubblico di Santoro sul canale Cielo fa l'1,72% di share (400 mila spettatori) ed altri 600mila su Sky. Daria Bignardi ha il 3,25% , la Dandini il 2%, la Costamagna il 3,70%, Lerner il 4%, la Gruber il 5%. A La7, ora in vendita, il 4,5% del mercato; a Matrix, Ballarò e Porta a Porta tra il 10% ed il 13%.

Istituzionalista il partitoRai minaccia di denunciare la Lei alla Commissione di garanzia dello sciopero per condotta antisindacale. Si volge al vertice Rai, reo di "aver tentato di dividere il sindacato", in realtà per attaccare la Uil. Spaccature sindacali, uso strumentale di minoranze, crumiri e gialli: è un linguaggio noto, da sempre usato dalla Cgil verso gli altri sindacati quando trattano con governi invisi, o concludono contratti malgrado il suo veto. L'attacco al crumiraggio è un po' l'ultima spiaggia per la Cgil, il corner dove rifugiarsi quando perde il confronto tra i lavoratori. In Rai però oltre a Cgil, l'adottano anche Snater e Cisl, il diavolo e l'acqua santa; lo usano i dirigenti aziendali dell'AdRai, associazione dirigenti Rai, sempre vicini  all'Usigrai, il sindacato unico dei giornalisti Rai. Così unico da vantare 1700 iscritti aziendali, quasi la totalità dei 2mila giornalisti del servizio pubblico, praticamente un'iscrizione d'autorità. Ogni tanto anche l'Usigrai se ne perde per strada qualcuno come Stefano Campagna, l'autore del Libro Bianca, j'accuse sui soprusi della direttrice Rai3 Berlinguer, conclusosi con un nulla di fatto nei giorni della cacciata di Minzolini dal TG1. La Rai ha circa 10mila dipendenti fissi che con precari, apprendisti e part time diventano oltre 13mila. Il trasversale partitoRai  è stato garante dell'eccellenza, dei privilegi e degli sprechi dell'azienda, del benessere dei suoi dipendenti come e meglio delle migliori perle pubbliche. Un tempo governativo per eccellenza, da tre decenni ha preso il vezzo di diventare antigovernativo se non antisistema. Dovunque la tv generalista, da sola raccoglie più pubblicità della stampa e non è ancora raggiunta da Internet. E' limitativo però pensare che la politica sia solo comunicazione e che la comunicazione sia Tv. Si è fatta Tv commerciale, solo per mantenere la comunicazione politica. Il partitoRai ha combattuto a lungo perché non si stabilizzasse la Tv privata, poi ha vissuto l'ansia di venirne superato. Ora i diritti delle Olimpiadi di Londra li ha vinti Sky; se l'anno prossimo non avrà i diritti del calcio, quale pubblico resterà alla Rai? Il partitoRai non badando a risultati, professionalità e lavoratori, ha misurato solo il confronto con Mediaset. Ora sono entrambi in calo. Si è però costituita come sostiene Giovanni Minoli una "Fiom di Stato" che snatura il servizio pubblico ed anche i sindacati cui toccherebbe di contrattare al meglio le condizioni di lavoro. Il partitoRAI ha decretato che "la Rai non intende rinnovare il contratto di lavoro 2010/2012". Forte del sostegno dei lavoratori la Uil, con Libersind ed Ugl sostiene il contrario e chiede accordo economico e rinnovo CCNL sulla base di quanto concordato a marzo. Contraddittorio non ce n'è. Tutte le parti istituzionali, le direzioni giornalistiche ed i nomi che contano sono da una parte. Sui lavoratori cappa di silenzio, nemmeno un tapiro di Striscia.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:57