Asl e comuni

Che il sistema della pubblica amministrazione italiana sia malato è cosa talmente risaputa che se ne dibatte animatamente ogni giorno tanto nei palazzi del potere quanto al bar dello sport. Un sistema inefficiente, immune al cambiamento e a qualsiasi tentativo di riforma, barocco e levantino, radicato ai propri privilegi e alle rendite di posizione acquisite nel tempo, vituperato in Patria e quasi altrettanto all'estero. Lo si è visto anche nel caso dei ritardi dei pagamenti alle imprese che hanno lavorato per il settore pubblico: lavori eseguiti, fatturati, e in quanto tali tassati, ma mai pagati. È stato così che lo stato ha accumulato nei confronti delle aziende italiane Pmi in primis, un debito di quasi 70 miliardi.

È paradossale, però, che in questo sistema così malato siano proprio le Asl a dare il peggio di sè: dei suddetti 70 miliardi circa di debiti che la Pubblica amministrazione ha nei confronti delle aziende, infatti ben 37,8 mld sono proprio in capo alle Aziende sanitarie locali. Praticamente il 54% del debito complessivo. A dirlo è una recente analisi realizzata dalla Cgia di Mestre.

L'associazione degli artigiani e piccoli imprenditori mestrini ha calcolato la sua stima sui mancati pagamenti accumulati in questi ultimi anni dallo Stato e dalle sue articolazioni periferiche a partire dai dati forniti dalla Banca d'Italia, da Confindustria e dall'analisi condotta dal professor Nicola Quirino, docente presso l'Accademia della Guardia di Finanza e presso l'università Luiss Guido Carli di Roma. Dopo le Asl, nella classifica dei morosi di stato seguono i Comuni, per i quali l'importo da saldare corrisponde a 14 miliardi di euro, il 20% del totale, seguiti a stretto giro dai ministeri, con mancati pagamenti pari a 11,9 miliardi (17% del totale) e dalle regioni, assieme alle altre amministrazioni locali, con uno stock di debito pari a 6,3 miliardi di euro (9% del totale).

Da questi dati si evince come il debito della Pubblica amministrazione sia causato in larghissima parte dagli enti locali. Oltre la metà, lo si è visto, è in capo alle sole Asl. Se a queste si sommano i debiti sottoscritti dai comuni, si sfiora quasi il 75% della cifra complessiva. Includendo le regioni, infine, il debito pubblico delle amministrazioni locali nei confronti delle imprese italiane corrisponde all'83% dell'indebitamento complessivo dello stato italiano. Un campanello d'allarme che dovrebbe far riflettere su come una corretta politica del rigore debba partire non tanto dall'incremento della pressione fiscale, ma dalla razionalizzazione e dal controllo delle spese della Pubblica Amministrazione, specie quella periferica, molto autonoma nel decidere come, quando e quanto spendere, ma non altrettanto nell'assumersi le proprie responsabilità onorando i pagamenti. Che, ancora una volta, finoscono per ricadere sulle spalle dei contribuenti. 

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:36