Qualcuno ricorda i veleni di Orlando

Accendi la tv, vedi Leoluca Orlando, con la fascia da sindaco, e un brivido corre lungo la schiena. Che sia proprio lui a commemorare Giovanni Falcone nel giorno del ventesimo anniversario della strage di Capaci, ha il sapore amaro della beffa della storia.

Eccola, la storia. In principio Orlando e Falcone sono amici. Un'amicizia che non è destinata a durare. È l'estate del 1989, quella che passerà alla storia come l'estate del corvo e dei veleni alla procura di Palermo. Un pentito catanese, Giovanni Pellegriti, ha importanti rivelazioni da fare. Dietro l'omicidio di Piersanti Mattarella - dice a Falcone che lo interroga -  c'è un mandante eccellente: l'eurodeputato Dc Salvo Lima, il chiacchierato luogotenente di Giulio Andreotti in Sicilia. Pellegriti aggiunge particolari: il nome dell'esecutore materiale dell' omicidio è tale Carlo Campanella. Falcone ascolta, attentamente. Ma soprattutto indaga. E scopre un particolare che smentisce Pellegriti: Campanella era in carcere il giorno in cui Mattarella fu ucciso. La reazione di Falcone è immediata. Invece di mettere sotto accusa Lima, incrimina il falso pentito per calunnia. È a questo punto che Orlando decide di sacrificare l'amicizia alle ciniche esigenze della sua carriera politica. A maggio del 1990, dalle poltrone del talk show di Michele Santoro, Orlando si scaglia con violenza inaudita contro l'ex amico Falcone e lo accusa di tenere le «carte chiuse nei cassetti».

Il leader ha tracciato la strada, ora tutti i seguaci della Rete cominciano il tiro al bersaglio. I professionisti dell'Antimafia rendono l'aria di Palermo irrespirabile per Falcone che decide di accettare l'offerta del ministro di Giustizia Claudio Martelli e va a dirigere l'ufficio affari penali al ministero. Falcone pagherà caro anche questo sì ai socialisti e alla politica.

Le accuse da parte di Orlando e dei suoi si fanno sempre più violente. I processi si svolgono in tv, nelle ospitate a Samarcanda e al Maurizio Show. Fanno tanto rumore che il 15 ottobre del 1991 Falcone viene convocato dal Csm: deve rispondere delle accuse contenute in un pamphlet contro la procura di Palermo, ovviamente targato Orlando. Ascoltato dal Csm Falcone denuncia il linciaggio morale a cui è sottoposto: «Orlando - dice - ormai ha bisogno della temperatura sempre più alta. Sarà costretto a spararla ogni giorno più grossa. Per ottenere questo risultato lui e i suoi amici sono disposti a tutto, anche a passare sui cadaveri dei loro genitori... mi fa paura». È ottobre. Mancano cinque mesi strage di Capaci. Ma di quel linciaggio, Orlando non si è ancora pentito.  

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:01