
Il terremoto stringe la classe politica tra due fuochi: restituire, come chiede a gran voce il passaparola del popolo di Facebook, almeno parte dei rimborsi elettorali passati (e rinunciare magari anche a quelli futuri) per dirottarli a favore delle popolazioni di Ferrara, Mantova, Finale Emilia e dintorni, e rimettere mano alla legge 59 del 2012, approvata sue giorni prima del sisma, che prevede espressamente, e per alcuni "inopinatamente", che lo stato non metta più mano al portafogli per risarcire i danni ai sopravvissuti alle calamità naturali, in primis, per l'appunto, i terremoti.
Se fino a L'Aquila eventi del genere erano stati quanto meno
sfruttati a scopi politico elettorali un po' da tutti i partiti per
passerelle istituzionali e promesse di repertorio, adesso la grande
tentazione è di mettere la sordina a polemiche come quella partita
dal più noto (e recentemente quotato in borsa) dei social network.
Con un cartello che in moltissimi hanno condiviso e che
testualmente recita in una scritta - che è sovrimpressa sulla
immagine della torre campanaria emiliana con l'orologio spaccato a
metà - : «Chiediamo urgentemente a tutti i partiti politici che
venga destinato al terremoto dell'Emilia Romagna il totale
ammontare del cosiddetto rimborso elettorale. Condividete grazie».
E ovviamente quasi tutti stanno condividendo questa richiesta che
risulterà difficile bollare di demagogia o ricacciarla nel terreno
minato dell'anti politica. Specie dopo che i ballottaggi hanno
registrato l'ennesimo tonfo di partecipazione degli elettori, ormai
ai minimi storici dalla fondazione della repubblica italiana.
A questa richiesta si sommano le polemiche sul varo della legge 59
sulla protezione civile. Su cui ieri la Federcontribuenti ha aperto
il fuoco ad alzo zero, specie rispetto al principio che le calamità
i cittadini se le pagano da soli con l'assicurazione. «Magari
obbligatoria tanto per fare qualche regaluccio ai soliti noti». E
per sovrappiù il presidente Marco Paccagnella chiede anche di non
fare pagare la tassa sulla prima e sulla seconda casa alle
popolazioni colpite dal sisma: «l'imu va cancellata nelle zone del
sisma. Chiedere di pagare le tasse a chi ha subito danni devastanti
da parte del terremoto sarebbe crudele». «Si tratta di una
questione di pietà - ha continuato Paccagnella - che spero venga
estesa anche alle pratiche in corso da parte di Equitalia nei
confronti degli imprenditori colpiti dal disastro. Occorre dare
anche questo segnale alle popolazioni che si trovano in grosse
difficoltà e che rischiano oltre al danno la tassazione su ciò che
non hanno più».
Un altro aspetto da chiarire secondo Paccagnella è «quello dei risarcimenti a famiglie e aziende che hanno perso tutto a causa del sisma». «Da più parti si denuncia che il governo con una recente normativa ha tolto di fatto la possibilità di risarcimento da parte pubblica a chi subisce danni da catastrofi di questo genere- ha aggiunto - credo che il presidente del Consiglio Monti può smentire questa ipotesi che definirei agghiacciante: occorre che ciò avvenga subito, attraverso un comunicato ufficiale da parte del governo».
Insomma ci mancava solo il terremoto per rimettere in discussione una maniera a dir poco assai singolare di far quadrare i conti pubblici.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:09