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Con riferimento all'articolo di Giovanni del Lago e pubblicato la scorsa settimana su L'Opinione a proposito delle vicende relative allo scioglimento del consiglio di amministrazione della Fondazione Valore Italia da parte del ministero dello Sviluppo economico e della nomina a commissario di Carlo Malinconico (intitolato La fondazione milionaria e le manovre di Passera), nel mio ruolo di ex consigliere di amministrazione della Fondazione Valore Italia, mi permetto di aggiungere alcuni tasselli che potrebbero mancare e che forse contribuiranno a fare maggiore chiarezza sulla vicenda. Ovviamente nel rispetto dei canoni fondamentali del diritto di cronaca, in primo luogo del principio del contraddittorio e quello della verifica delle fonti. Tengo a precisare alcuni punti.

a) Il Cda della Fondazione Valore Italia è stato rinnovato nel settembre 2011 dall'ex ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che ha riconfermato tre dei quattro consiglieri di amministrazione uscenti, proprio al fine di garantire continuità all'attività della Fondazione e rinunciando, quindi, allo spoil system, di solito applicato negli enti pubblici e di sottogoverno. Fra i tre riconfermati, c'era anche il presidente, Massimo Arlechino, che, come gli altri consiglieri, si era impegnato a rispettare il mandato che l'ex ministro Romani aveva affidato all'intero consiglio di amministrazione: realizzare il progetto della Fondazione con un occhio particolare al contenimento delle spese, riducendo le consulenze esterne, valorizzando il ruolo dei consiglieri di ammistrazione e chiedendo un impegno a tempo pieno al direttore generale.

b) Ben presto, tre dei quattro consiglieri (il vicepresidente Alberto Di Luca, Camillo Zuccoli e il sottoscritto, Ruben Razzante), in dissenso con il presidente Massimo Arlechino, propongono una radicale revisione delle spese per il personale, assumendosi i carichi operativi a fronte dei quali sarebbe stato possibile rinunciare ad una serie di consulenti esterni. Questi incarichi addirittura, come proposto dal consigliere Di Luca e testimoniato nel verbale di Cda del 2 febbraio 2012, sarebbero stati da noi assunti senza retribuzione. Con questo piano di riduzione costi, valutabile tra i 60 e i 90.000 euro annui, si prevedeva, questo sì, di aggiornare l'emolumento dei consiglieri da 4.500 euro lordi annui (poco più di 200 euro netti al mese) a 8-9.000 lordi annui (circa 450 euro netti al mese), tenendo in considerazione i circa 80.000 euro annui lordi del presidente e i circa 160.000 euro annui lordi del direttore. Qualora fossero necessari ulteriori approfondimenti su questo punto, è possibile visionare i verbali dei Cda del 14 dicembre 2011 e del 2 febbraio 2012, nei quali si può trovare altresì una mia dichiarazione, approvata dagli altri due consiglieri Di Luca e Zuccoli, in favore dell'adozione di metodi trasparenti (beauty contest) per l'individuazione di professionalità qualificate e a costi ridotti per la Fondazione e contro qualsiasi forma di nomina diretta di consulenti.

c) Queste prese di posizione ufficiali di noi tre consiglieri (due dei quali già presenti nella precedente gestione e quindi in grado di valutare con coerenza l'andamento gestionale della Fondazione stessa, anche rispetto alla consiliatura precedente) ci hanno spinto a chiedere a più riprese un intervento del ministero dello Sviluppo economico al fine di sbloccare la situazione di impasse che si era creata, anticipando il nostro desiderio di dare le dimissioni ad approvazione del bilancio avvenuta. Tutto ciò perché la Fondazione si regge su uno statuto fortemente sbilanciato in favore del presidente, che da solo può decidere consulenze e collaborazioni e assumere impegni di spesa rilevanti, limitandosi a informare il consiglio, senza coinvolgerlo nelle scelte. Se il ministero ha optato per il commissariamento, senza aspettare le nostre dimissioni, significa che forse quanto da noi rappresentato aveva un qualche fondamento di ragione. La decisione del ministero di commissariare la Fondazione Valore Italia va dunque rispettata e ci auguriamo possa contribuire alla realizzazione della mission della Fondazione stessa.

Come considerazione conclusiva, mi sia consentito osservare che molte ricostruzioni giornalistiche hanno descritto un quadro che non rende giustizia al nostro generoso impegno per la Fondazione, che è stato per converso dileggiato sui media. Ci auguriamo che la Fondazione Valore Italia possa proseguire, in uno scenario di oculata gestione delle sue risorse, il difficile cammino verso la realizzazione della sua missione istitutiva, nelle forme che il ministero dello Sviluppo economico e l'attuale commissario riterranno più opportune. 

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:07