La crisi della politica arriva dai '70

Sembra oggi, invece è ieri. Quando la memoria è viva e vitale nel presente significa che non possiamo archiviarla nei ricordi, ma è necessario comprenderla per costruire il futuro.

«Il regime rischia di affogare in un mare di scandali e di corruzione, vittima ormai della stessa protervia e prevaricazione che ha rivolto per decenni contro la democrazia e contro i cittadini e che oggi gli si rivolta contro. La repubblica rischia però anch'essa di rimanere travolta dalla crisi del regime». Sembra oggi, invece è ieri. E' quanto si legge su Notizie Radicali del 3 marzo 1976. In quel testo, il Partito radicale lancia la "carta della libertà" e si prepara a costruire l'alternativa al regime partitocratico. L'obiettivo è quello di raccogliere, entro l'anno, un milione di firme sulle proposte di legge di iniziativa popolare relative al rapporto fra stato e chiesa e sui poteri dello stato in materia di libertà dei cittadini. Il progetto in questione, però, posto sul tavolo del dialogo con il Psi, non è sufficiente a convincere i socialisti a federarsi con il Partito radicale. Infatti, un mese dopo, ad aprile, il Psi respinge la proposta di federazione con i Radicali. A quel punto, Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia, Adele Faccio, Mauro Mellini, Emma Bonino e tutti gli altri decidono di presentare liste Radicali alle elezioni politiche anticipate. Il dado è tratto. E così, il progetto di raccogliere le firme dei cittadini in calce alla "carta della libertà" viene abbandonato per concentrare le forze sulla sfida elettorale per il rinnovo del Parlamento.

Se volessimo ridurre la scelta in uno slogan, si potrebbe forse scrivere: concentrare le forze per decentrare le iniziative. Non a caso, ai primi di maggio del 1976, il Partito radicale apre la campagna elettorale con una esposizione debitoria iniziale di 20 milioni e, allora, gli iscritti e i militanti decidono di supplire alle carenze economiche attraverso iniziative sparse nei quartieri, in periferia e in varie realtà locali, nelle grandi città come in provincia. Vengono organizzati o, meglio, vengono improvvisati concerti e dibattiti, manifestazioni, happening, comizi davanti alle carceri, passeggiate nei mercati, volantinaggi, fino all'idea di offrire rose ai passanti coinvolgendo le persone a partecipare non sulla scia di un'emozione né, tantomeno, come conseguenza di una scelta ideologica a-priori, ma di sentirsi chiamate a partecipare in quanto davvero interessate ai temi promossi dai Radicali.

È il 1976, un anno cruciale. Il 20 marzo nasce Radio Radicale, un evento che modificherà il modo di pensare e di vivere i sistemi di comunicazione: una nuova forma di partecipazione politica, una radio non al servizio di un partito, ma del cittadino, così da poter essere anche soggetto della comunicazione e non soltanto mero fruitore o consumatore passivo. Dal 18 al 24 marzo 1976, a Roma, si svolge il XIII congresso della Dc, in cui si affermano le correnti di sinistra di Aldo Moro e Benigno Zaccagnini a discapito delle correnti "centriste" o di destra rappresentate da Andreotti, Fanfani, Forlani. Zaccagnini è eletto segretario. Il seguito della storia lo conosciamo o, comunque, avremo modo di continuare il racconto in un'altra occasione. Quello che oggi conta sottolineare è il fatto che la memoria, nel nostro paese, viene sistematicamente oscurata, cancellata, negata. Viviamo nell'amnesia, nella non conoscenza, nella falsificazione della storia. Del resto, la storia la scrivono sempre i vincitori. Ma soltanto attraverso la spinta offerta dalla memoria si costruisce il futuro.

Radicali italiani, a tal proposito, rischia di non poter dare la forza necessaria alle lotte politiche del presente, che la memoria pretende rispetto al futuro, se non aumenteranno presto e in maniera considerevole le iscrizioni a questo movimento che il potere fine a se stesso della partitocrazia dominante vorrebbe lasciare nel dimenticatoio e che, invece, rappresenta una speranza per chi non si è arreso nella lotta per una democrazia liberale anche in Italia. Per chi vuole nutrire la propria memoria e,dunque, il nostro futuro.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:44