Dal Pdl segnali di rottura con il governo

Il Popolo della libertà guarda con rassegnazione i ballottaggi del prossimo week end. Dopo il risultato non esaltante del primo turno delle amministrative, le occasioni di riscatto per il partito di Angelino Alfano sono poche e di scarso peso sul piano nazionale. Tra le fila azzurre si fa sempre più tangibile l'insoddisfazione nei confronti della linea fin qui seguita dal partito.

L'appoggio (quasi) incondizionato al governo, osservano molti dei dirigenti, non solo è alla radice del crollo elettorale negli enti locali: rischia anche di far esplodere la creatura di Silvio Berlusconi. Per ora non sembra profilarsi all'orizzonte il rischio scissione, ma il malumore di ampi settori del gruppo parlamentare sono sempre più palesi. In particolare sono un gruppo di parlamentari provenienti dalle fila di Forza Italia a premere per un rilancio delle idee liberali del '94, a prescindere se confliggano o meno con gli intendimenti dell'esecutivo. Anche un gran numero di ex An spingono perché a via dell'Umiltà prendano in seria considerazione l'ipotesi di staccare la spina. Un disagio che è stato recepito sia da Alfano che da Berlusconi, che nell'ultima settimana hanno più volte dichiarato che il Pdl voterà d'ora in avanti solo i provvedimenti che condividerà pienamente. Ieri le prime avvisaglie nel corso dei lavori parlamentari. Nel corso della seduta congiunta delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, gli azzurri hanno rallentato i lavori. Una vera e propria tattica ostruzionistica quella messa in atto dagli strateghi del partito. Gli onorevoli Contento, Paniz, Pecorella, Sisto e Vitali hanno preso la parola intervenendo a lungo, per dilazionare i tempi dell'approvazione del ddl anti-corruzione, non gradito, nella sua formulazione attuale, dai vertici pidiellini. Nel corso della giornata si sono moltiplicati gli interventi critici nei confronti dell'esecutivo. La più dura è stata Daniela Santanchè, nel tentativo di prolungare la propria esposizione mediatica dopo il rincorrersi delle voci - smentite da Paolo Bonaiuti - che la vorrebbero candidata premier. «Il governo non ha fatto un tubo, ha solo aumentato le tasse - ha tuonato la Santanchè intervenendo alla trasmissione di RaiTre Agorà - Occorre finirla con questa farsa». Una preoccupazione condivisa, anche se con toni diversi, dall'europarlamentare Mario Mauro e dall'ex ministro Renato Brunetta. La presa di distanza nei confronti della squadra di Mario Monti è culminata nella richiesta al governo di riferire al Senato sulle misure sta concordando con i partner europei per la gestione della crisi. Parole, quelle del capogruppo Maurizio Gasparri, ribadite anche dal suo omologo a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto.

Il progressivo allontanamento dall'esperienza tecnica potrebbe provocare smottamenti nell'area più centrista del partito. Si continua a guardare con preoccupazione alle mosse di Beppe Pisanu e di Lamberto Dini, leader dell'ala più filo-governativa del Pdl. Per questo ieri si sono attivati i pontieri: Maurizio Sacconi e Franco Frattini hanno ribadito la necessità di una nuova aggregazione dei moderati. Guidata da Alfano, ovviamente.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:32