La causa della crisi è il proporzionale

Quattro paesi al voto: Francia, Grecia, Germania, Italia. Elezioni diverse, ma un'indicazione univoca: frammentazione per tutti. I partiti di governo e i loro primi antagonisti escono penalizzati dalla tornata elettorale europea. In Francia la destra si divide tra gli elettori del presidente uscente Sarkozy (27% al primo turno) e i sostenitori di Marine Le Pen (quasi 18%). Vince Hollande al ballottaggio, ma con uno striminzito 51,7%. In Grecia il risultato è ancora più complicato: Nuova Democrazia (Samaras) arriva al 18% (dal 33% precedente), il Pasok (43% tre anni fa) si attesta al 13%, scavalcato a sinistra da Syriza (16%). Crescono anche comunisti (8,5%) e sul fronte opposto i neo-nazisti di Alba Dorata (7%).

In Germania la Cdu perde il dominio Land dello Schleswig-Holstein, confinante con la Danimarca: il partito di Merkel pareggia i conti con l'Spd, mentre l'Fdp (alleato della Cdu) cala. Scende pure la Linke (Sinistra radicale). Cresce solo il Partito dei Pirati: quasi 9%. Un risultato che ricorda l'Italia. Da noi il Pd vince senza vincere, il Pdl scompare, la Lega tiene botta in pochissimi comuni, a tutto vantaggio dell'astensione e delle liste antipartito di Grillo. Lo spettro della frammentazione colpisce l'Europa. Nei paesi del continente sono stati puniti tutti i partiti che hanno fatto dell'austerity la propria luce guida. Evidentemente l'impressione è che a pagare siano sempre gli stessi, ma la situazione generale risulta a tutti in costante peggioramento. I rischi della frammentazione sono chiari a tutti: l'impossibilità di governare in primis. Samaras ha ritirato la candidatura, e difficilmente Syriza o il Pasok riusciranno a risolvere lo stallo.

In Francia Hollande governerà dopo aver ottenuto un consenso strettissimo e con un parlamento che si preannuncia più eterogeneo del solito. In Germania sarà difficile dare un governo allo Schleswig, qui da noi sarà curioso vedere come si comporteranno i grillini, importanti in molti ballottaggi. L'Europa si sente sempre più proporzionale e meno maggioritaria, sempre meno coesa e più individualista.

Instabilità e frammentazione: i due fattori che il continente doveva proprio evitare sono più vivi che mai. La proporzionalizzazione è un effetto della crisi ma sarà anche una causa di quelle future. Evitare la dispersione e la conseguente ingovernabilità è la sfida che si pone di fronte alle democrazie europee sempre più trasversalmente percorse da moti irrazionali. Rispondere con politiche realiste e con sistemi elettorali efficaci è l'unica via per sconfiggere la crisi e l'antipolitica.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:02