
Nel ventre segreto di Genova i padri passano la staffetta a
figli e nipoti. La tradizione nel capoluogo ligure si perpetua da
fine anni '40. Quando nella città di Togliatti giunsero da Mosca le
armi che i comunisti avrebbero dovuto usare per la guerra civile,
per avversare la dittatura occidentale vestita da Diccì.
La guerra civile non ebbe mai a combattersi, ma le pistole Makarov
(come quella usata per l'omicidio Biagi) e Tokarev (che ha
gambizzato Adinolfi) spararono in piazza proprio a Genova nel 1960,
per avversare il congresso del Msi durante il governo Tambroni. In
una vecchia pellicola sovietica in bianco e nero dedicata alle
"guerre patriottiche", un padre mostra fiero al figlio la sua
"Tokarev stella rossa", nota commercialmente come "Tokarev Tt". Di
quelle pistole si mormora ne fossero giunte a Genova (attraversando
il Nord Italia via Slovenia) ben 10 casse, e con loro anche
mitragliatori e altro ancora. Ma questa è una storia vecchia di
oltre 60 anni. Tanto bastò per armare nel '70, proprio a Genova, la
formazione da cui poi sbocceranno le Br: la "Banda XXII
Ottobre".
Strutturatesi le Brigate Rosse, la "Banda" (come l'appellavano a
Genova) veniva ridimensionata in semplice "colonna cittadina delle
Br". Ridimensionata ma con meriti sul campo: nove omicidi e 16
ferimenti tra il 1975 ed il 1980. Tra le vittime il procuratore
Francesco Coco, il primo omicidio politico pianificato dalle Br.
Soprattutto vennero colpiti i dirigenti delle due principali
aziende genovesi: Italsider ed Ansaldo.Il cuore della sinistra
comunista genovese batte sotto le tute di portuali e
metalmeccanici, gli stessi che recentemente avevamo bloccato la
bretella autostradale di Sestri per manifestare contro i
licenziamenti alla greca in Fincantieri, Finmeccanica e Ansaldo.
Forse le Br hanno voluto dire a quelle tute blu "ci siamo ancora,
non via abbiamo dimenticati".
E' cosa risaputa che il "Gruppo XXII Ottobre" viva ancora nel
cuore del capoluogo ligure: la "Banda" fondata nel '69 da Mario
Rossi era il mito di tanti giovani genovesi autori dei moti del
luglio 2001 (il G8). Per il "Gruppo XXII Ottobre" parteggiavano gli
extraparlamentari che negli anni '70 lavoravano nel porto e
nell'indotto industriale: oggi padri dei tanti a rischio
licenziamento. La gambizzazione di Adinolfi s'inserisce nel solco
genovese del sequestro di Sergio Gadolla e Mario Sossi,
dell'omicidio del procuratore generale di Genova Francesco Coco.
Soprattutto dell'assassinio di Guido Rossa, il delegato sindacale
dell'Italsider "colpevole" d'aver testimoniato al processo contro
un operaio militante delle Br genovesi; e poi il commissario
Antonio Esposito (esperto d'antiterrorismo).
Della colonna Br genovese vennero presi nell'80 solo Rocco Micaletto, Fulvia Miglietta, Riccardo Dura (ucciso dai Carabinieri) e Livio Baistrocchi, e qualche anno prima Rossi. Fiancheggiatori, amici, terroristi in erba e nell'ombra, si nascosero tutti nel ventre di Genova. Nei suoi vicoli e scantinati. In quelle segrete ci sarà pure spazio per qualche vecchia cassa di Tokarev con tanto di buone munizioni. E poi c'è pure chi cerca la rivendicazione. Oggi lo stato è debole, la gente odia le istituzioni, e l'antistato avverte che non è tempo di réclame, di rivendicazioni spedite ai giornali.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:17