La Rai

Le cose sono due. O il governo dei tecnici non sa che pesci prendere oppure è un bel convivio di pigroni che non ha troppa voglia di lavorare. Il tutto partendo dal presupposto che non sono né geniali, né fantasiosi, visto che la loro manovra finanziaria si è fondata sull'unico assioma "più tasse per tutti".

Ora, però, sembra scattata l'ora del "Fai da te". Cari cittadini, segnalateci gli sprechi. E poi, perché no?, cari cittadini, diteci chi evade le tasse. E magari, molto presto, se il vostro vicino di casa è solito ruttare in giardino, avvertiteci che gli facciamo una bella denuncia per disturbo della quiete pubblica. Insomma, Monti che prima sospettava che gli italiani non fossero in grado di comprendere le loro illuminate decisioni («se non ci capiscono, possiamo anche andarcene»), adesso sembra affidarsi totalmente a coloro che non lo capiscono.

La politica del "Fai da te", però, del governo bricolage, trova la sua sublimazione nella gestione della Rai, perché in prossimità del cambio ai vertici dell'azienda pubblica, il governo dei tecnici ha lanciato l'appello: mandateci un curriculum. Scelta democratica e - almeno apparentemente - trasparente, ma assai in controtendenza con il ruolo di un governo tecnico che, in quanto tale, dovrebbe avere le competenze per decidere in prima persona. Anche perché per questo motivo è stato messo a Palazzo Chigi.

Naturalmente arrivano curricula per le figure di presidente e direttore generale, mentre per i membri del Cda nessuno si candida. Il motivo è molto semplice: sono scelti dalla commissione di Vigilanza, quindi dai partiti, che se ne sbattono altamente di cosa ha fatto Tizio e dove ha lavorato Caio. È evidente che, al contrario, il governo dovrebbe vagliare le competenze di ogni singolo candidato, ma se è vero il fatto che Monti ha incontrato Rocco Sabelli, manager uscente di Alitalia, viene da domandarsi cosa c'azzecca la tv pubblica con una compagnia di trasporti. A meno che non si voglia trasmettere "Domenica In" in diretta da un volo intercontinentale Roma-Tokio. Magari sfruttando l'occasione per lasciare i conduttori in esilio nella capitale giapponese.

Al di là delle battute, rimane questo modo curioso di procedere da parte del governo, che in questo modo dimostra di avere le idee poco chiare e di esporsi così ai più classici giochini della politica. Proprio quelli che, forse, pensava di evitare comprtandosi in questo modo. E così ecco la candidatura in coppia di Santoro e Freccero (proprio ieri, come annunciato in pompa magna, hanno mandato i curricula), pronti, in caso di bocciatura, a rendersi di nuovo martiri agli occhi del paese. E poco importa se i nostri due eroi proprio non possono essere l'espressione del governo. Intanto ci provano, si fanno pubblicità e dimostrano sia la debolezza, sia la mancanza di idee di questo governo.

In fin dei conti, però, pensare che questo governo risolva l'annoso problema della Rai sembra null'altro se non una pia illusione. Non hanno risolto i problemi più semplici, figuriamoci se possono riuscire in questa impresa! Di certo ci si aspettava qualcosa di più di una sorta di concorso pubblico non ufficiale.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:18