Rigore e crescita per salvare l'Ue

Nel mese di novembre 2011, in un momento in cui in Italia si respirava l'aria della grande depressione del 1930, con il crollo della borsa, lo spread che aveva raggiunto i 500 punti ed il tasso di interesse che era schizzato in alto, al governo di Silvio Berlusconi subentrò quello dei professori guidato da  Mario Monti.

Il nuovo premier si insediò al governo del paese per risollevarlo dal baratro economico in cui era precipitato, improntando la sua azione sulla base  del trinomio "rigore, equità e sviluppo". Era chiaro che. si ispirava soprattutto alla dottrina rigorista, di cui in Europa il massimo esponente è sempre stato la Germania della cancelliera Angela Merkel, sostenuta dalla Francia del presidente Nicolas Sarkozy.

Senonchè la dottrina rigorista è entrata in crisi perché  le misure di austerità non funzionano, in quanto non danno spazio alla crescita. Secondo Paul Krugman, i governi europei hanno commesso l'errore di sposare la teoria che per fronteggiare la depressione economica, bisognava ricorrere al rigore fiscale e all'abbattimento della spesa pubblica per ristabilire la parità di bilancio, anziché aumentare la spesa per compensare il calo della domanda privata.

Oggi non si intravedono ancora cambiamenti di rotta a breve termine, anche se nelle ultime settimane sono squillati alcuni campanelli di allarme, come la crisi del governo olandese dopo la proposta di misure di austerità, i consensi ottenuti al primo turno delle elezioni presidenziali francesi da Francois Hollande, il quale ha dichiarato che con il successo avuto «l'Europa ci sta aspettando per il rilancio della crescita che ho annunciato», anche se lo stesso presidente uscente Nicolas Sarkozy in campagna elettorale ha puntato pure lui sulla crescita.

Tutti riconoscono che la politica del rigore non paga, e che il traguardo si allontana. Così gli interventi per la crescita economica si moltiplicano di giorno in  giorno. Il governatore della Bce, Mario Draghi, in una audizione al Parlamento europeo, ha lanciato l'idea di un "patto per la crescita". Ormai la crescita economica è diventata una priorità assoluta sia per la cancelliera Angela Merkel, che per Manuel Barroso. E, come si è visto sia per François Hollande, che aspira all'Eliseo, che per Nicolas Sarkozy, già stretto alleato della Merkel. Però le opinioni divergono sugli strumenti da utilizzare per farla decollare. Anche, e più di altri, il premier italiano si batte per la crescita ed a questo fine è significativa la sua lettera del gennaio scorso sottoscritta da altri 12 governi dell'Ue, ad eccezione di quelli francese e tedesco. La situazione economica italiana è difficile: imprese e famiglie scoprono ogni giorno di avere nuove tasse da pagare e di non ottenere più credito dalle banche. Fallimenti e suicidi di imprenditori, che non sanno a quale santo votarsi per sfuggire alla crisi che li incalza.

Il primo problema è il fisco, che è il nemico  numero uno sia per le imprese che per le famiglie, come è emerso dalle audizioni parlamentari sul Documento di economia e finanza del vicedirettore della Banca d'Italia Salvatore Rossi e del presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino. A proposito del Def del governo è bene ricordare la risoluzione approvata dal Parlamento, incentrata sulla necessità di dare la massima priorità alla crescita economica, che vincola l'esecutivo ad avviare entro settembre iniziative concrete finalizzate alla crescita dell'economia nazionale, senza mettere in pericolo l'opera di risanamento dei conti pubblici e l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Questa risoluzione è in piena sintonia con l'azione del premier Monti a Bruxelles, che nell'ultima  riunione con il presidente Manuel Barroso per la crescita, hanno deciso che l'Europa  deve giocare la carta dei project - bond ed utilizzare i nuovi strumenti  messi a disposizione dalla Bei  - Banca Europea degli Investimenti che possono arrivare a finanziare il 20/30% dei 1600 miliardi di euro necessari per le infrastrutture da realizzare nella Ue entro il 2020, ricapitalizzando di 10 miliardi il capitale della BEI, ma  senza pesare sui bilanci dei paesi in crisi.

L'ultima novità di questo mese di aprile è costituita dal piano che l'Italia e la Germania stanno costruendo a livello di ministri competenti, del premier Monti e della cancelliera Merkel in previsione della ratifica dei Trattati sul Fiscal Compact e sul Fondo Salva - Stati (Esm), che dovrebbe avvenire lo stesso giorno in Italia e in Germania con l'audizione di due delegazioni di parlamentari dei rispettivi paesi. Tutte queste iniziative dovranno approdare al Consiglio europeo del prossimo 28 giugno, che dovrà caratterizzarsi per il definitivo lancio del patto di crescita dell'economia europea.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:01