
Nei giorni scorsi la Commissione europea ha deciso di avviare
uno studio sul benessere degli animali da compagnia. Da lungo tempo
i piccoli animali domestici sono oggetto di una commercializzazione
inter europea che travalica i confini della legalità. Il traffico
illecito di cuccioli proviene prevalentemente da paesi europei:
in special modo dall'est Europa (Ungheria, Slovacchia e
Romania).
La strategia messa a punto dalle istituzioni europee prende spunto
dalla sensibilità mostrata dall'ex ministro degli Esteri italiano,
Franco Frattini, che già dal 2011, assieme al sottosegretario alla
Salute Francesca Martini, aveva sollecitato dalla Farnesina
un intervento comunitario in tal senso. È il Commissario
europeo alla Sanità, John Dalli, ad aver dichiarato che il progetto
di protezione dei piccoli animali domestici, che si concretizzerà
nell'arco dei prossimi tre anni, non è altro che lo sviluppo di
un'azione già avviata dall'ex ministro Frattini.
D'altra parte, l'esponente azzurro aveva già espresso un forte
interessamento per la sorte dei piccoli animali domestici
incentivando e fornendo un importante impulso alla ratifica, da
parte dell'Italia, della Convenzione per la protezione degli
animali da compagnia del Consiglio d'Europa. Ratifica avvenuta con
l'approvazione della legge n. 201 del 4 novembre 2010. I risvolti
della legge del 2010 sono stati, fra gli altri, quello
dell'introduzione di una norma che punisce il traffico illecito di
animali da compagnia, nonché la previsione di specifiche sanzioni
per chi si rende responsabile di tali reati.
Il secondo risultato nella battaglia per la protezione di cani e gatti, Frattini l'aveva conseguito nell'ottobre 2011, avviando una campagna di sensibilizzazione nei confronti di tutti gli europarlamentari italiani a sostegno dell'adozione, da parte dell'Assemblea di Strasburgo, della dichiarazione scritta 26/2011 sulla protezione della popolazione canina dell'Unione europea. La dichiarazione fu poi approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo.
Nonostante si stia assistendo, dunque, al consolidamento di una coscienza e di una civiltà europea fortemente orientata alla repressione dei crimini commessi a danno degli animali, si dimostra tuttavia incompleta la capacità di azione della polizia comunitaria (Europol), la cui forza rimane imbrigliata da un ineludibile vizio di competenza che relega la materia ad un ambito strettamente nazionale.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:01