
«Marcio per l'amnistia e per la riforma della giustizia insieme a Marco Pannella perché in questo paese non si potranno mai fare riforme liberali se non si comincia proprio da lì, dalla condizione carceraria e da quella di tanti cittadini, magistrati compresi, intrappolati da un sistema giudiziario, penale e civile, che non funziona più e che opera anche da deterrente per chi volesse investire in Italia. Inoltre spero che i deputati e i senatori del Pdl che riuscirò a convincere a svolgere questa testimonianza di civiltà insieme a me aiutino il nuovo corso di Alfano che deve tornare ai valori liberali e libertari che furono quelli della fondazione di Forza Italia da parte di Berlusconi. E ad abbandonare quelli forcaioli di facciata di alleati che ormai sono fuori gioco come la Lega Nord».
Alfonso Papa, deputato Pdl, incarcerato - «perché bisognava dare un segnale alla magistratura, come mi disse Roberto Maroni» - ora che le accuse contro di lui si stanno sciogliendo come neve al sole parla senza ipocrisie di quello che per lui è il problema dei problemi in Italia: la giustizia.
Il Pdl non sembra entusiasta di questa marcia per l'amnistia. Lei che ne pensa?
Intanto Francesco Nitto Palma sembra avere cambiato idea, e parteciperà. Poi ci sono significative adesioni da parte del mondo cattolico, penso a Renato Farina o a Luigi Amicone, direttore di Tempi. Inoltre credo che la mia adesione aiuterà la riflessione interna al Pdl sui veri valori liberali per cui la stessa Forza Italia nacque ormai quasi venti anni fa. Noi non possiamo essere neanche lontanamente confusi con il partito che portò un cappio in Parlamento.
Che rapporto ha oggi con quei deputati che la abbandonarono al suo destino, in primis i leghisti, ora che le accuse si sono decisamente ridimensionate?
Sono cristiano e cattolico, e coltivo la virtù del perdono. Tuttavia non posso dimenticare il cinismo di quella frase di Maroni che dopo il voto si scusò con me e mi disse che questo era il segnale da dare ai giudici, il prezzo da pagare all'opinione pubblica, cioè la consegna di un ostaggio in manette alla magistratura. Mi pare che il tempo sia stato galantuomo, e che oggi i moralizzatori abbiano problemi seri in casa propria.
Perché sì all'amnistia e alla marcia per promuoverla?
Chi parla di colpo di spugna in realtà è contro le riforme. Come quella della custodia cautelare: il presidente delle Camere penali italiane Valerio Spigarelli fa notare che la metà delle persone sta dentro in attesa di giudizio. O quella della responsabilità civile del magistrato e altre ancora. L'amnistia è ormai indispensabile per tre motivi: il primo è porre fine a una specie di sequestro di persona che lo stato opera sui singoli detenuti costretti a vivere come bestie in strutture da terzo mondo; il secondo perché è l'unico strumento per ripristinare la legalità e smaltire un arretrato imbarazzante sulle scrivanie dei giudici; infine, sotto il profilo tecnico, l'amnistia chiama le riforme e viceversa. E oggi chi è contrario all'una, lo è anche alle altre.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:02