
"Uniti per l'Italia". Dovrebbe chiamarsi così «la più grossa
novità della politica italiana», come l'ha definita Angelino Alfano
alla fine della scorsa settimana. Tra i dirigenti di via
dell'Umiltà si fa sempre più insistente la voce che Silvio
Berlusconi avrebbe in mente di dare vita ad una grande lista
civica. Un'operazione che avrebbe come orizzonte le prossime
elezioni. Da un lato amplierebbe la base elettorale degli azzurri,
vistosamente preoccupati dell'erosione del proprio consenso, almeno
a dar retta ai sondaggi. Dall'altro farebbe diretta concorrenza al
Terzo polo, andando ad intercettare proprio quel flusso di voti al
quale mira Pierferdinando Casini nell'organizzare il Partito della
nazione.
Il ruolo del Cavaliere in Uniti per l'Italia non dovrebbe essere
quello del leader. Berlusconi pensa piuttosto a farsi dipingere
come il padre nobile dell'operazione. Gli strateghi di Palazzo
Grazioli la prefigurano come un'importante tappa nella costruzione
dell'immagine del Berlusconi-statista. Coinvolgere la parte
migliore della società italiana nella ricostruzione del paese nel
dopo tecnici, sarebbe il degno approdo dell'uomo che ha lasciato
Palazzo Chigi per il bene del paese.
Una mossa che mira a tenere vive, almeno sulla carta, le chanche
dell'ex-premier per il Quirinale. Per questo ad essere coinvolte
saranno personalità del mondo dell'imprenditoria e della finanza,
ma anche della società civile, a partire dal mondo del volontariato
e dell'associazionismo, laico e cattolico.
Una squadra eterogenea, ancora da mettere a punto. A guidarla
dovrebbe essere Luca Cordero di Montezemolo, a lungo considerato
vicino ai centristi. Per convincere l'ex presidente di
Confindustria, il Cavaliere avrebbe addirittura offerto al
presidente della Ferrari l'appoggio alla sua candidatura come
presidente del Consiglio.
Una mossa che avrebbe irritato un po' il segretario del Pdl,
Alfano, costretto comunque a far buon viso a cattivo gioco.
L'incertezza sul futuro sistema elettorale rende difficili le
previsioni sul vincitore delle prossime elezioni. Di certo, anche
qualora si votasse con il Porcellum, un'eventuale affermazione del
centrodestra sarebbe assai complicata. Alfano si sarebbe convinto a
dedicarsi alla riorganizzazione del partito anche dopo le elezioni,
limitando il proprio coinvolgimento in un eventuale futuro governo
esclusivamente in un ruolo politico. Come quello di
vicepremier.
Il Popolo della libertà non verrebbe dunque annullato per far
posto a Uniti per l'Italia. Quello nato dal predellino rimarrebbe
il mattone centrale della futura costruzione del centrodestra.
L'obiettivo dichiarato è renderlo solido al punto tale da
sopravvivere al complicato momento che attraversano i
partiti.
In quest'ottica numerosi colonnelli si schierano apertamente per
disinnescare il documento presentato da Beppe Pisanu insieme ad
altri ventisette senatori azzurri. Il capogruppo alla Camera,
Fabrizio Cicchitto, ribadisce come «l'orizzonte strategico di
Pisanu non è chiaro» e che occorre pensare al dopo Pdl «ma senza
smantellarlo». E, intervistato dal Corriere della Sera, conferma
come il futuro del centrodestra possa passare anche con un'intesa
strategica con l'Udc, «ma con il Pdl come perno». Lo scopo è quello
di costruire «un grande partito moderato e riformista di
centrodestra che coinvolga anche quelli che hanno una storia di
destra».
Che il rimescolamento delle carte dell'area azzurra non sarà
solamente una questione cosmetica lo mette in chiaro anche
Mariastella Gelmini: «Berlusconi e Alfano ci stanno lavorando da
tempo. Non si tratterà di un maquillage».
Un cambiamento che fa ben sperare la truppa dei
"novantaquattristi". Sono sempre di più, tra dirigenti e militanti,
coloro che invocano per il centrodestra un ritorno alle idee e ai
temi che costituirono la grande ventata di speranza allorché
Berlusconi scese in campo. Sabato, ad Asti, ad ascoltare su queste
istanze il senatore Antonio Martino e l'onorevole Giuseppe Moles,
invitati dal Tea Party italiano, erano in cinquecento. Cinque volte
di più rispetto agli intervenuti ad un comizio di Alfano che,
sempre nella città piemontese, era intervenuto in mattinata per
sostenere il candidato sindaco locale.
Cinque i punti dai quali partono i novantaquattristi per il
rilancio del partito: sviluppo economico e politiche occupazionali;
meno stato e più mercato; riduzione della pressione fiscale;
giustizia giusta; libertà ed efficienza nel comparto istruzione.
Temi cari all'elettorato berlusconiano e che con ogni probabilità
saranno alla base del nuovo progetto. Anche perché, come ha
anticipato Francesco Verderami sul Corriere, Berlusconi sta
ragionando sui dati di un sondaggio che proprio Moles gli ha
consegnato e che racconta di un popolo del Pdl molto interessato ad
un ritorno alle battaglie politiche delle origini. I particolari
del sondaggio, realizzato dall'istituto di rilevazioni Spincon,
saranno pubblicati integralmente domani proprio su
L'Opinione.
Rumors interni a via dell'Umiltà osservano tuttavia che la data
dell'annuncio della nuova creatura berlusconiana potrebbe slittare.
Gli esperti dei partiti hanno aggiornato la riunione del tavolo su
riforme e legge elettorale a dopo le amministrative. Eventuali
sorprese nella consultazione per gli Enti locali potrebbero
spostare nuovamente gli equilibri fra le parti, costringendo i
vertici pidiellini a correggere in corsa il progetto del Cavaliere.
Qualche lieve preoccupazione potrebbe destarla anche l'esistenza di
un piccolo movimento denominato, per l'appunto, Uniti per l'Italia.
Ma il simbolo, e soprattutto il nome, non sembrano essere stati
depositati.
Per il momento Alfano si limita a lanciare precisi segnali di
rinnovamento. L'altro ieri ha annunciato che il partito rinuncerà
gradualmente al rimborso per le spese elettorali e si affiderà
esclusivamente al contributo da parte dei privati. E sul tema ha
convocato per oggi la direzione nazionale del partito. L'obiettivo
è quello di arrivare ad una proposta chiara da parte del Pdl.
Un'attività che serve anche come manovra diversiva per offuscare
la portata innovativa del Partito della nazione, al quale il Pdl
ancora non può rispondere con la presentazione del nuovo progetto.
L'ordine di scuderia tra i dirigenti azzurri sembra chiaro:
ignorare con i giornalisti il tema delle evoluzioni del Terzo polo,
per far perdere a Casini titoli di giornali e centralità nel
dibattito politico. Mossa che, almeno per il momento, sembra aver
dato i propri frutti.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:04