
Ho più volte e in varie occasioni avversato il finanziamento pubblico ai partiti che considero non solo un inutile sperpero di risorse pubbliche ma, come si dimostra ormai abbondantemente, anche un serbatoio di corruzione e di malaffare. Ribadisco la mia avversione motivata per dimostrare come l'antipolitica, tanto sbandierata dai politici in carriera, sia proprio quella da loro praticata poiché esprime il lato peggiore, negativo e arrogante del potere che, mentre beneficia coloro che della politica hanno fatto un mestiere ignobile, mortifica lo sviluppo civile del paese. Se così non fosse, se non avessimo subìto decenni di un potere incompetente e corrotto, non avremmo un debito pubblico fuori misura in un paese privo di infrastrutture e servizi, devastato nel suo ambiente naturale, infestato dalla criminalità organizzata, demotivato e privo di prospettive, esposto alle bordate della finanza internazionale.
Dicono i nostri, in ciò tutti d'accordo, che il finanziamento pubblico (ipocritamente rinominato "rimborso elettorale") sia un costo necessario per la politica, meglio, un costo necessario al mantenimento della democrazia. Dicono, questi fulgidi servitori del proprio paese, che tali finanziamenti servono ai partiti anche per formare le nuove leve della politica, che servono per evitare che l'azione politica sia esclusivo appannaggio dei ricchi e delle classi abbienti, e a svantaggio delle masse popolari non in grado di finanziarla. Nulla di più falso. E' questa, una argomentazione indubbiamente populista e contraria proprio agli interessi del popolo che pretenderebbe di difendere.
Il popolo e lo Stato, infatti, si servono esclusivamente con la competenza e con l'onestà, sia essa intellettuale che comportamentale. I cittadini, dai quali molto si pretende, hanno maturato il diritto di avere al proprio servizio un personale politico in grado di dimostrare che - se veramente ha a cuore il bene del proprio paese e della propria gente e se ha la volontà di vedere affermate le proprie idee in materia di conduzione dello Stato - dovrà possedere tra le altre qualità una preparazione adeguata al compito.
Questa non è da confondere con la pratica della politica politicante, della politica appresa nei suoi bassifondi, cosa che attualmente avviene.
Una politica efficiente ed efficace, a prescindere dalle doti dell'onestà, non ha necessità dei finanziamenti pubblici ai partiti, ma ha piuttosto necessità di persone corrette e preparate, a vario titolo interessate a dirigere il governo dello Stato.
Se le tasse dei cittadini devono sorreggere la formazione di una classe politica e amministrativa, si dia l'avvio alla costituzione delle università della politica all'interno delle quali preparare i nuovi ceti dirigenti. A queste ognuno potrà avere accesso, naturalmente per concorso e non per cooptazione; così che ciascun cittadino di qualsiasi estrazione sociale che voglia intraprendere la carriera di servitore dello Stato potrà con questo mezzo, che esclude gli attuali favoritismi, pensare di poter riuscire nel suo intento.
Charles De Gaulle, grande (non solo per statura fisica) presidente francese, fondò nel 1945 sia l'Ena (Ecole nationale d'administration) sia l'institut d'ètudes politiques, meglio oggi conosciuto come Sciences Po, nei quali si formano i ceti dirigenti di quel paese.
La severità degli studi in questi due istituti è tale che solo i migliori emergono; non è un caso infatti che molti presidenti francesi abbiano frequentato le loro aule.
Al contrario di quanto si crede soprattutto nei salotti buoni della politica, i cittadini italiani del terzo millennio, ormai assuefatti al metodo democratico, hanno già dimostrato con il referendum abrogativo di possedere maturità sufficiente per condannare il vigente sistema di finanziamento pubblico ai partiti. Questo metodo, ha dato così evidente pessima prova sperimentale, che non costituiscono sufficienti garanzie i controlli né delle proposte società di revisione né dei magistrati della Corte dei conti. Troppo furbi e smaliziati sono infatti gli alfieri dell'antipolitica attuale, di questa antipolitica perversa che con metodi da basso impero riesce comunque a mantenere poteri e privilegi, modificando la nostra democrazia in tirannia e soperchieria.
Sì, perché quando a seguito di uno stato di necessità conseguente alla loro antipolitica si è costretti a togliere ai cittadini la capacità economica, si limita l'autonomia decisionale e di libertà.
Ecco quindi che per un futuro nel quale si possa sperare che a prevalere sia una politica migliore della attuale, i partiti, organizzazioni basiche per l'esercizio della democrazia, in quanto espressione di "parti" della società e dei cittadini, devono da costoro poter essere apertamente sostenuti, e in essi, i cittadini che si ritengono essere i migliori. Come avviene in altri paesi.
In questi partiti, così privatamente finanziati, potranno poi lavorare tutti coloro che vorranno essere protagonisti attivi della vita politica del proprio paese che saranno stati preparati o si accingeranno a frequentare corsi di formazione di elevato livello nelle università statali a ciò preposte. il loro apporto alle fortune, e comunque al futuro della collettività di cui sono parte, sarà certamente qualitativamente migliore.
Un doppio intervento quindi, finanziamento privato ai partiti e università statale dedicata agli studi politici. Questa proposta, costruttiva di un nuovo metodo, prevede la partecipazione pubblica e privata collaboranti a migliorare la democrazia e la qualità della politica nel nostro paese.
E' bene che gli italiani si guardino dalle declamate buone intenzioni di coloro che fino ad oggi hanno utilizzato i quattrini provenienti dalle loro tasche per gestire affari di parte o del tutto personali; le bugie e l'inganno fanno parte integrante della prassi della nostra attuale politica. Tutti coloro che sostengono il sistema di finanziamento esistente, ipocritamente in vario modo mascherato, dimostrano di non sapere e di non volere innovare. La netta e negativa valutazione del loro operato discende poi dalla loro incapacità a gestire il futuro non essendo in grado di proporre alcun progetto atto a uscire dalla presente crisi.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:36