
Contrordine compagno Monti, va bene il rigore, ma così si uccide pure la speranza. E la ripresa. Il richiamo arriva dritto dritto dal Quirinale. Giorgio Napolitano infatti ha convocato l'altro ieri il presidente del Consiglio e, tra le altre cose, gli ha voluto spiegare che va bene il duro richiamo al realismo perché gli italiani la piantino di fare le cicale, ma gettare l'intero paese nella depressione finisce per essere controproducente. Tanto da creare le premesse perché la recessione in cui siamo caduti non ci abbondoni più per parecchio tempo. Napolitano insomma ha avuto la netta sensazione di essere stato preso un po' troppo alla lettera quando ha invitato il governo e il premier a parlar chiaro e fare appello al senso si responsabilità degli italiani.
La notizia della ramanzina è stata infilata nella fedele cronaca del Corriere della Sera. E siccome Marzio Breda difficilmente scrive parole a caso quando si tratta di interpretare gli umori del Quirinale, c'è da credergli: tra Napolitano e Monti c'è una «diversa visione» di quella che dovrebbe essere la comunicazione esterna. Soprattutto quando si tratta di temi sensibili, intorno alla crisi economica. Sotto accusa il modo di comunicare del governo in generale e alcune gaffe terrorizzanti del presidente del Consiglio in persona. Buon ultima quella sulla questione dei suicidi che ha imbarazzato l'intera sala stampa durante la presentazione del Documento di economia e finanza. In quell'occasione, in pratica, il premier invitava gli italiani a non lamentarsi troppo per le stangate prossime venture: tutto il lavoro che si sta facendo ha il chiaro scopo di evitare che anche l'Italia finisca come la Grecia dove i suicidi per la crisi economica sono stati ben 1.725. E non, come da noi, appena una trentina. Forse esagerava chi continuava a raccontare un'Italia dove i ristoranti sono sempre pieni e trovare un buco su un volo aereo è sempre difficile.
Ma dare la sensazione che non c'è speranza davanti, ma solo il baratro serve soprattutto a fare in modo che gli italiani smettano di spendere quel poco denaro che ancora circola, per metterlo in serbo sotto il materasso. Non sarà l'ottimismo raeganiano, caricatura di dagostiniana memoria, la chiave per far girare l'economia, ma nulla ha il potere di frenare la crescita come il pessimismo montiano. Un pessimismo che purtroppo trapela anche se si toglie l'audio alla tv e ci si limita a guardare le immagini delle grisaglie al governo sedute in conferenza stampa. E contro il quale non possono granché nemmeno i consigli di Napolitano.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:16