L'ottimismo del Celeste al Pirellone

Luciana Ruffinelli allo sport, Margherita Peroni al Commercio. Due donne, la prima in quota Lega, la seconda Pdl, sono le tessere conclusive della giunta lombarda, rimodellata in ottica di quote rosa. Guai a chiamarlo rimpasto, precisa Formigoni, che invece parla di sostituzione di genere. Guai pure a scorgerci segnali di stanchezza dopo la tempesta giudiziaria che da settimane lambisce gli uffici regionali e la vita personale del Celeste, tra finanziamenti, vacanze e frequentazioni pericolose. 

Orfano dei dimissionari Monica Rizzi (ennesima vittima del Cerchio Magico) e Stefano Maullu, il nuovo esecutivo sogna il traguardo del 2015, naturale quanto lontano termine della legislatura. «Punto a rimanere», conferma Formigoni che, incassate le accuse, è tornato all'attacco. In tv come sui giornali, la sua controffensiva non risparmia nessuno. Nel salotto di Gad Lerner, il governatore ha risposto per 28 minuti ingaggiando un duello serrato con un padrone di casa piuttosto agitato che, dal tu è passato al lei e poi di nuovo al tu. Tempo qualche ora ed è il turno dei giornali, Corriere ed Espresso in testa, che nei giorni scorsi hanno scavato nelle vicende lombarde scatenando l'ira del presidente e una mezza discussione con Ferruccio De Bortoli.

«Sono limpido come l'acqua di fonte», ribadisce Formigoni nel corso di una videochat organizzata nella sede del Corriere della Sera, davanti al fuoco di domande di giornalisti in sala e lettori sul web. «Espresso cucù, chi c'è nella foto che pubblichi tu?», twitta il governatore, che al settimanale contesta la didascalia di un'immagine che lo ritraeva sullo yacht di Piero Daccò durante una vacanza di gruppo. Nella foto l'uomo scambiato per Daccò è invece Carlo Formigoni, fratello di Roberto che, sbandierando l'errore, infierisce vittorioso: «i servizi dell'Espresso sono come le foto, farlocchi».

Intanto in Regione si prova a ripartire. Perché l'intenzione è di sbarcare il lunario del 2015, ma il bollettino di guerra è impietoso e, seppur provvisorio, registra diversi feriti sul campo tra consiglieri, ex assessori e dirigenti. Nella sola assemblea regionale sono dieci i membri indagati (tra cui anche il Pd Penati), otto dei quali per reati relativi a corruzione o concussione. Archiviate le dimissioni da presidente del consiglio regionale del leghista Boni, l'opposizione prepara una mozione di sfiducia per Formigoni e chiede a Monti la revoca della nomina a commissario Expo.

Eppure il diretto interessato semina ottimismo e rivendica il fatto di non essere indagato, a differenza di Vendola ed Errani. Rammenta il buon governo lombardo in tema di sanità, imprese e trasporti, annunciando il varo imminente di una legge elettorale regionale che abolisca il listino bloccato di minettiana memoria. Inoltre dalla Lega non parte più il fuoco amico di qualche mese fa: in via Bellerio sono alle prese con le pulizie del dopo-Pasqua e l'unico pensiero in chiave regionale è quello della successione allo scranno formigoniano. Ma di questo, salvo ulteriori terremoti, si parlerà nel 2015.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:15