Armiamoci e partiamo. Non rimane altra scelta. Per non morire soffocati dalle tasse, non rimane altro che una iniziativa autonoma da partiti e associazioni. Chiamatela rivolta fiscale, rivoluzione o disobbedienza civile. Chiamatela pure Rip (riposa in pace) in onore di tutti i poveri cristi che si sono uccisi perché non reggevano più la pressione fiscale, ma facciamo qualcosa. Per esempio, acronimo per acronimo, iniziamo dall'Imu. Perché dice bene Fabrizio Rondolino (su Twitter), se un milione di persone hanno il coraggio di non pagare l'imposta sulla casa, vanno in tilt i terminali che controllano codesto pagamento e lo stato non sa più a chi chiedere il balzello.Una provocazione? Forse, ma noi prendiamola sul serio.
Non paghiamo e basta. E se invece di un milione siamo due o addirittura dieci, meglio ancora, chissà cosa dovrà inventarsi Equitalia per recuperare il vile danaro. Ci multa a tutti? E noi non paghiamo nemmeno la multa. E avanti così, col rischio però che ad Attilio Befera venga un esaurimento nervoso e chieda un'integrazione per le cure del suo poco modesto stipendio che sfiora i 500 mila euro l'anno.
Armiamoci e partiamo come qualcuno ha già fatto, vedi l'imprenditore friulano Giorgio Fidenato che non versa più i contributi ai propri dipendenti ma gli dà la busta paga lorda. Certo tutto questo sa un po' di grillismo, ma non fa nulla, di fronte ad uno stato così arrogante e sanguisuga va bene tutto. Di fronte ad un governo che decide di alzare ulteriormente il prezzo della benzina, va bene anche la proposta fatta anni fa da Beppe Grillo di fare rifornimento di carburante solo presso i benzinai bianchi, quelli non riconducibili ai grandi cartelli che così - di conseguenza - sarebbero costretti ad abbassare le loro esose pretese. Anche se in questo settore - Grillo o non Grillo, rivoluzione o non rivoluzione - qualcosa si sta muovendo, se non altro per motivi di necessità. Circolano sempre meno auto e nei distributori low cost c'è la fila. E vedrete che di questo passo anche il non pagamento dell'Imu diventerà una prassi, anche in questo caso non per spirito di rivoluzione sociale, ma semplicemente perché uno non si hanno i soldi per pagarla.
No, non siamo diventati né grilli né rivoluzionari, più semplicemente realisti. Se c'è gente disposta a sacrificare la propria vita, significa che il segno è stato abbondantemente passato. Ed anzi, i segnali che arrivano dal Palazzo («non toccate il rimborso ai partiti») lasciano intendere che questo segno verrà ulteriormente spostato in avanti ogni giorno che Dio manda. Ed allora, non rimane altro che armarsi (in senso figurato, naturalmente) e partire con le proteste.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:08