Lombardo, la palla passa la Pd

«Mi dimetterò un minuto prima che il giudice decida su rinvio a giudizio o archiviazione». Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, è molto chiaro: non aspetterà il pronunciamento del gup, dopo il provvedimento di imputazione coatta disposto dal gip Luigi Barone e la conseguente richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio della procura di Catania. Dimissioni in ogni caso, quindi, per Raffaele Lombardo qualunque sia la decisione del giudice: «Non consentirò che la presidenza della Regione possa essere investita da questa vicenda giudiziaria, aspetterò serenamente il verdetto da semplice cittadino», afferma il governatore siciliano. 

L'inchiesta di Catania, in cui è coinvolto anche il fratello Angelo, deputato nazionale dell'Mpa, si protrae dal 2010 e ha diviso la procura etnea che alla fine ha chiesto l'archiviazione del fascicolo dei fratelli Lombardo. Poi l'imputazione coatta disposta dal giudice Barone che ha ritenuto ci fossero elementi di valutazione da affidare ad un gip per la richiesta di rinvio a giudizio. Ma accanto alla vicenda giudiziaria che si fonda soprattutto sulle dichiarazioni del "pentito" Di Gati, che Lombardo respinge perché infondate, c'è la questione politica. La decisione del governatore di dimettersi prima del verdetto, qualsiasi esso sia, può essere interpretata in più modi. Non soltanto per evitare un giudizio sul presidente della Regione, che avrebbe un indubbio valore istituzionale, dopo l'episodio Cuffaro, ma per non consentire una serie "storica" negativa per l'autonomia siciliana e non compromettere una (da lui) auspicata alleanza con il Pd alle elezioni regionali del 2013.

La posizione di Lombardo, che esclude una sua candidatura alla prossima presidenza, punta ad un obiettivo politico-istituzionale, sia che il gup accetti la richiesta della procura, sia che la respinga. La mossa del leader dell'Mpa guarda lontano, al futuro politico, molto prossimo, della primavera del 2013, in cui anche se ridimensionata, la posizione elettorale dell'Mpa non è trascurabile, quale siano le alleanze per le consultazioni nazionali e regionali. In ogni caso, Lombardo, ne esce a testa alta e in grado di programmare il suo futuro. È chiaro che ciò dipende dalla posizione del Pd, non solo siciliano: se ritiene che sia sufficiente la richiesta di rinvio a giudizio per provocare la crisi o attendere il verdetto del gup per decidere se continuare l'attuale alleanza con Lombardo e quindi con l'Mpa.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:56