Meloni: «Il Pdl difenda il bipolarismo»

«Dobbiamo continuare ad avere come bussola la difesa del sistema bipolare». A dirlo è Giorgia Meloni, deputato Pdl ed ex ministro della Gioventù nell'ultimo governo Berlusconi. Che, a differenza di tanti suoi colleghi di partito, non crede affatto che un riavvicinamento all'Udc debba per forza decretare l'allontanamento dalla Lega, o viceversa. «Non è detto che un'alleanza debba escludere l'altra» spiega. «Più riusciamo ad allargare le nostre alleanze e meglio è. In un sistema politico autentico  - spiega Meloni all'Opinione  - dovrebbero essere i valori e i princìpi a legare o allontanare le forze politiche. Quindi dobbiamo continuare a cercare di costruire delle alleanze con tutti coloro che possono avere affinità in tema di programmi».

Quindi è plausibile pensare anche di ricucire con Fli?
«Non ho preclusioni ideologiche nei confronti di nessuno. Secondo me è possibile ricucire con tutti quelli che vogliono condividere con noi un'esperienza, dei valori di riferimento, dei programmi per il bene dell'Italia. Il resto rimane un dibattito che ha poco a che fare con gli interessi degli italiani, quindi non mi interessa».

Lavorare per tornare a governare con tutti quelli che credono nel centrodestra. Ma con quale legge elettorale? La bozza targata ABC?
«Non siamo disposti a superare il bipolarismo. Non si può fare un passo indietro rispetto a una libertà che si era consegnata al popolo italiano, quella di sapere nel momento in cui si va a votare qual è la coalizione, qual è il programma e qual è il premier.  Non possiamo tornare indietro adesso, togliendo questo assoluto strumento di trasparenza. Devastando, oltretutto, un sistema che aveva dato stabilità ai governi».

Si spieghi. 
«Abbiamo già conosciuto una stagione nella quale i partiti prendevano i voti degli italiani e poi facevano il comodo loro nei palazzi del potere, e non è stata certamente una stagione di stabilità. Certo, si può dire che il nostro bipolarismo è ancora imperfetto, un bipolarismo "muscolare". Ciò non toglie che in termini di stabilità sia stato infinitamente migliore di quello che accadeva nella prima repubblica. Ricordo, sommessamente, che abbiamo avuto 51 governi in 48 anni. Oltretutto sarebbe un'ipocrisia dire agli italiani che possono indicare il presidente del consiglio, ma senza dare a quest'ultimo una maggioranza, costringendolo di fatto dal giorno in cui viene eletto ad andarsi a cercare col cappello in mano i voti in parlamento».

Almeno, però, si prova restituire agli elettori la possibilità di scegliere chi mandare in parlamento…
«Non è affatto vero. Stando alla bozza che leggo sui giornali, perché non c'è un testo, parliamo di un 50% di parlamentari eletti sempre attraverso una lista bloccata, come avviene adesso, e di un altro 50% di parlamentari eletti nei collegi. Anche qui: bisogna sfatare il mito secondo cui il collegio sarebbe una forma di diritto di scelta da parte degli italiani, perché non lo è. Se nel mio collegio il mio partito candida qualcuno che non mi piace, io elettore non ho la possibilità di scegliere un altro. Posso solo scegliere di non votare o di votare per un altro partito. I collegi sono in sostanza soltanto un altro modo per far decidere le segreterie dei partiti. E non penso che gli italiani siano così stupidi da non capire che un sistema di questo tipo toglie loro una libertà, quella di scegliere coalizione e programma, senza dare nulla in cambio».

Parliamo di Pdl. Pensa che serva un ricambio generazionale, o per lo meno che si debba "rinfrescare" la classe dirigente? 
«Francamente, appelli generici al ricambio generazionale non mi appartengono. Non è un problema di classe dirigente, al limite è un problema di linea politica. Stiamo facendo i congressi, faremo anche il congresso nazionale, e stiamo facendo le primarie. Questo dimostra che il Pdl è un partito che si è aperto alla partecipazione popolare: una volta tanto,  gli spazi li stanno finalmente decidendo anche gli iscritti e la base. Sicuramente c'è bisogno che il partito chiarisca la propria linea politica. E, probabilmente, il Pdl deve cominciare anche ad essere un po' più fiero di se stesso e del suo percorso. Facciamo l'esempio del sistema bipolare che abbiamo contribuito a creare. Essere disposti a ragionare del ritorno indietro rispetto alla conquista del bipolarismo è qualcosa che, sinceramente, rende vani vent'anni di esperienza di centrodestra. Forse ci vorrebbe un po' più di consapevolezza. E di coraggio». 

A quali condizioni vale ancora il sostegno del Pdl a Monti? 
«Non sono d'accordo con chi dice che qualunque cosa il presidente del Consiglio porti in aula la si debba votare a occhi chiusi. Noi, non solo il Pdl, ma tutte le forze politiche, siamo rimasti gli unici rappresentanti eletti dal popolo italiano, e credo dobbiamo fare il nostro dovere: perseguire gli interessi degli italiani. Questo governo ha preso anche qualche cantonata, e quelle cantonate le abbiamo corrette noi. Sia sul decreto "salva Italia" che sugli altri provvedimenti. Bisogna chiedere al governo di fare quello per cui è stato chiamato: fare il governo tecnico di emergenza. Solo per questo è stato scelto scavalcando l'indicazione degli italiani e senza legittimazione di popolo. Perciò dobbiamo pretendere che prenda con coraggio decisioni emergenziali, senza cedere agli interessi di parte, come in alcuni casi sembra drammaticamente stia facendo. Non serve certo un governo tecnico per ritrovarsi di nuovo impantanati nella palude degli interessi di parte. Compito di questo governo è affrontare rapidamente la crisi economica, e consentire nel migliore tempo possibile agli italiani di scegliersi autonomamente un nuovo esecutivo». 

C'è ancora posto per la destra nel Pdl? O è rimasta solo La Destra?
«La destra esiste anche nel Pdl. Per quanto riguarda il partito di Storace, può rappresentare per noi in questo momento un alleato importante e quindi guardiamo a quel movimento con grande interesse. Le idee e i valori de La Destra, lo dimostra anche la manifestazione molto partecipata che Storace ha organizzato di recente, hanno ancora un pubblico importante».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:19