La destra italiana: un patrimonio da salvare

L'incertezza per il futuro avvolge tutto il panorama politico, ma se si pensa alla destra italiana, raggiunge livelli esponenziali che si approssimano all'arcano.

E per destra si intende quella che ha avuto la sua aggregazione in An e che affonda le radici nel Msi.

Se si dovesse tornare ad un sistema proporzionale il destino politico di molti ex-colonnelli di An sarebbe incerto. 

Anche in questo caso, come per l'Udc, chi si è contaminato meno con la stagione di governo di Berlusconi, ha un bonus politico da giocare. Su questo frangente il più politicamente sereno, sul "lato destro" della politica nazionale, sembra essere Francesco Storace. Ma la lista delle obiezioni è ancora lunga. 

Se Silvio Berlusconi decidesse di fondare un soggetto politico nuovo, e i centristi del Pdl raggiungessero i centristi del Pd, in un progetto che vedesse - partecipe l'Udc - come casa comune il Ppe, cosa ne sarebbe di Gasparri, La Russa, Matteoli, Alemanno, Meloni e affini?

È un dato di fatto che tutti i politici annunciano che nulla sarà come prima, ma non si potrebbe gettare nell'oblio della storia quel patrimonio di politica e militanza, né sacrificare sull'altare della Seconda, o della Terza repubblica la destra italiana!

In gran parte ci ha già pensato Fini (che ha già annunciato di voler sciogliere il Fli), meditando un progetto di terzismo laico. Ma si troverà a fare il capo della corrente minoritaria del partito di Casini. È difficile pensare che per molti tra gli ex-An, in particolare per i più "identitari" Alemanno e Meloni, tale sacrificio abbia senso e prospettive politiche future.

Dando per scontato che Fini non potrà tornare sui suoi passi lanciando un progetto di destra capace di includere tacitamente i suoi ex, l'unica casa che sembra in grado di accogliere gli aennini di un tempo, sembra quella di Storace. Che ha tra le sue credenziali anche quella di essere stato il primo ad accorgersi dell'egocentrismo politico di Fini e della scarsa tenuta della sua leadership. Se nella famiglia della destra ci fosse nuovamente chi ha a cuore quella storia e quella complessa ed importante costellazione di valori, se ci fosse la voglia di stare assieme elaborando un progetto comune - senza protagonismi - in grado di sfidare il futuro, ben presto - passata la grande corsa al centro e verso coloro che dell'antipolitica hanno fatto una professione - se ne raccoglierebbero, assieme ai meriti, anche i frutti del consenso politico.

"Casa Storace" o meno, alla prossima tornata elettorale il rischio della destra è quello di frantumarsi ulteriormente, di perdersi nei mille rivoli delle ragioni personali o delle singole ed estemporanee convenienze. Una storia già vista, che ha contribuito all'immagine, oramai stereotipata, della cattiva politica. Mentre c'è urgente bisogno di politica vera e di idee nuove.

Perché la cattiva politica, se ne accorgeranno prima o poi anche gli elettori, si combatte e si vince con la buona politica e non solo con le alleanze dettate da immediate contingenze. E va da sé, neanche con i tecnici. Ma questo la destra, anche se alleata con Berlusconi e nonostante tutto quello che alcuni suoi esponenti sono momentaneamente costretti a dichiarare, lo ha sempre saputo. Ora manca che lo dica. E all'unisono.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:07