Sì alla svolta liberaldemocratica

l dibattito sulla riforma della legge elettorale è più vivo che mai. Ma le burocrazie dei partiti, forse, stanno per soffocarlo con l'ennesima controriforma. La triade ABC (Alfano, Bersani, Casini) sembra vicina ad un accordo che, però, come ha scritto il direttore Arturo Diaconale, è «una riforma che restaura». 

Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani, su questo argomento, è intervenuto direttamente e non ha usato mezzi termini: «Se la linea Berlusconi è chiara da tempo (dipenderà dalla scelta di alleanza che farà Casini), il Partito democratico si appresta a rinnegare formalmente il collegio uninominale a doppio turno, che mette al centro la persona, in favore di una restaurazione proporzionale che "punta sui partiti", per dirla alla D'Alema». A tal proposito, si terrà oggi, la seconda sessione dell'Assemblea annuale della Lega per l'Uninominale. L'incontro, infatti, è stato convocato a Roma, presso Palazzo Santa Chiara (ex Teatro dei Comici), in piazza di Santa Chiara, a partire dalle ore 9:30. Forse i lavori potranno proseguire anche nel pomeriggio. 

La convocazione è arrivata da parte dei tre presidenti della Lega per l'Uninominale: Antonio Martino, Fulco Lanchester e Marco Pannella. Cade puntuale come un orologio, perciò, l'invito espresso su questo quotidiano da Martino: recuperare lo spirito del 1994. La proposta dell'ex ministro sembrerebbe indicare non un ritorno al passato, quanto, piuttosto, quella antica e modernissima idea di "rivoluzione liberale" che finora è rimasta - perlomeno - monca, se non addirittura incompiuta e irrealizzata. Insomma, la proposta di Martino non guarda indietro ma, anzi, appare come un monito rivolto al presente e per il futuro, cioè pone lo sguardo verso il domani. È forse proprio ciò di cui abbiamo più bisogno. Ma non basta: l'articolo dell'ex ministro della Difesa, pubblicato mercoledì scorso su L'Opinione, invita a più di una riflessione e apre un dibattito a cui sarebbe sbagliato sottrarsi. 

Lo stimolo politico e culturale proveniente dalla tessera numero due di Forza Italia va raccolto e discusso. Perché mostra il nocciolo stesso dell'essere liberali e democratici: il non arrendersi all'ideologia amministrativa di qualsivoglia logica burocratica di apparato. Anche perché si tratta di un tipo di ideologismo che conduce direttamente ad una forma più o meno grave di tirannia. La prima cosa che mi viene in mente, leggendo le parole di Martino, è questa: se c'è chi lavora ad un contenitore politico che dovrebbe connotarsi come moderato e che vede nel Ppe il proprio riferimento politico in Europa, allora potrebbe essere necessario contribuire a far nascere al più presto un soggetto politico dichiaratamente liberal-democratico. 

Vale a dire un partito riformatore per realizzare il disegno di una democrazia liberale che in Italia ancora non c'è. Il nome di un tale soggetto politico si troverà al momento opportuno, ma quel che servirebbe subito è discuterne e parlarne insieme, porre in concreto le basi per una costituente liberal-democratica.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:13