
Cosa c'entrano gli esuli dell'Istria e della Dalmazia con il decreto attuativo su Roma Capitale? A unire storie distanti più di sessant'anni, una promessa. Quella del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che nel corso delle celebrazioni ufficiali a ricordo dell'esodo giuliano, lo scorso 6 marzo ha dichiarato: «Occorre realizzare una Casa del ricordo, da consegnare alle associazioni giuliano-dalmate, perché custodiscano e trasmettano alle future generazioni il ricordo delle foibe». Quando l'amministrazione capitolina si è trovata a dar seguito alla dichiarazione d'intenti del primo cittadino, la promessa fatta alle Associazione degli esuli si è notevolmente ridimensionata: un piano seminterrato nel quartiere dell'Eur, nello stabile del Palazzo dei congressi, a pochi metri dall'ingresso fornitori. Una proposta che è suonata come una presa in giro, scatenando le ire di buona parte della base degli ex An, che hanno storicamente preso a cuore e cavalcato i temi della diaspora del confine orientale. Alcuni colonnelli capitolini del Pdl hanno mostrato una forte perplessità per la proposta del sindaco. «Non è quello spazio archivistico-museale ed espositivo quale era stato descritto da Alemanno», ha osservato un dirigente del partito romano. «Alle parole è necessario far seguire i fatti» ha ammonito a inizio mese il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. L'ex ministro, oggi su posizioni distanti da quelle del sindaco nella geografia interna degli azzurri, ha descritto l'impegno del sindaco come apprezzabile. Ma probabilmente ha intuito che qualche intoppo ci sarebbe stato. Il locale messo a disposizione dal Campidoglio è dell'Eur s.p.a., ente che gestisce il patrimonio pubblico della fu Esposizione Universale progettata nel '42. Oggi per il 90% in mano al Tesoro, e solo per il 10% a disposizione dell'amministrazione comunale. Poco margine di autonomia, dunque.
Ma è proprio sulla cessione delle quote in mano allo stato a Roma Capitale che si è giocata una delle tante partite nella bicamerale per il Federalismo fiscale, chiamata ieri a dare il parere definitivo sul trasferimento di poteri e competenze da governo e regione al comune. Gli uomini del sindaco hanno giocato una serrata battaglia affinché il governo cedesse le quote in suo possesso al Campidoglio. Ovviamente a titolo gratuito. Dunque, mentre il primo cittadino proponeva agli esuli una sede inadeguata allo scopo per la quale lo stesso primo cittadino l'aveva immaginata, trattava l'acquisizione di un patrimonio del valore di milioni di euro senza alcun onere per le proprie casse. Proprio adiacente allo stabile dove dovrebbe essere realizzata la Casa del ricordo.
«Una Casa del ricordo sarebbe assolutamente necessaria nella capitale, per il suo valore simbolico e celebrativo» ha osservato Roberto Menia. Il deputato veneto, oggi in forza a Futuro e Libertà, è stato promotore della legge che nel 2003 ha istituito il Giorno del ricordo delle terre dell'esodo. «Se Roma si dotasse per davvero di un museo e centro studi su un tema così importante sarebbe un passo molto importante. Che sia al centro però, e ben visibile». Una proposta meritoria quella del sindaco, secondo Menia. «Certo, poi bisogna vedere in che modo viene realizzata».
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:55