Viola? No grazie. Fine di un colore

Non si può dire che questo sia l'anno del  viola. Già è un colore storicamente poco amato nel mondo dello spettacolo, e di certo il 2012 non sta aiutando il morale di questa variazione cromatica. Prendete ad esempio chi del viola ha fatto la propria bandiera: il "Popolo viola" appunto. Che fine ha fatto? Nel 2012 ci sono ben poche tracce del movimento.

Certo, c'è un sito internet che invita a manifestare e ad incontrarsi, ma la verve iniziale è ormai andata scemando. Senza un contraltare degno di nota, non fanno più notizia. Senza Berlusconi non hanno più ragion d'essere. E soprattutto sono rimasti in pochi, poco più di una claque. Ironia della sorte, proprio quello che contestavano all'odiato Cavaliere portarsi dietro sempre una massa di fedelissimi a busta paga.

Tempo di crisi, poverini, ma  i contestatori di sinistra origine hanno tutti una parabola simile. Individuano un nemico, manifestano e poi silenziosamente spariscono. I girotondini prima, il popolo Viola adesso, gli indignados domani. È un fatto storico, con l'aggravante che il popolo guidato da Gianfranco Mascia ha scelto il colore sbagliato. Chiedere a Mastella, che dopo aver sfoggiato per un inverno intero l'appariscente sciarpa violacea è caduto in disgrazia. Per tacere poi del mondo del calcio. La Fiorentina - conosciuta anche come la Viola - non è mai andata male come adesso. Certo, c'è chi parla di un disinteresse del patron Diego Della Valle (proprio ieri è morto il papà Dorino, che fondò l'azienda di famiglia) dopo che hanno bloccato il progetto della cittadella sportiva con annessa cubatura extra, ma il fatto è che la squadra seppur non eccelsa, di certo non era da zona retrocessione. Ed invece no, la maledizione viola continua. Maledizione che ha colpito lo stesso Della Valle personalmente, quando si è offerto di restaurare il Colosseo a proprie spese. Polemiche a non finire per un atto generoso e situazione risolta solo dopo l'intervento del sindaco Alemanno.

Se poi non si è convinti del potere anti taumaturgico del viola, si può chiedere una consulenza a Vittorio Cecchi Gori, ex presidente della Fiorentina e produttore cinematografico: lui che con quel colore, a questo punto innominabile pena licenziamento dal giornale, c'era  immerso fino al collo: ne ha passate di tutti i colori (viola compreso, naturalmente). E da cineasta consumato, farebbe l'esempio del film di Steven Spielgberg "Il colore viola" uscito nel 1995. Undici candidature all'Oscar, addirittura zero statuette. Serve altro?

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:58