
Un colpo a destra e l'altro a sinistra: è la strategia di
Pierferdinando Casini che, come scuola democristiana comanda, s'è
reso indispensabile al Pd come al Pdl. E da una futuribile
spaccatura del Partito democratico ne trarrebbe beneficio solo
l'Udc di Casini. Pierferdy lo sa bene, ecco perché s'è schierato a
favore della responsabilità civile dei giudici, avversata dalla
sinistra Pd e segretamente gradita ai moderati alla Fioroni.
"Occorre procedere, sulla responsabilità civile dei magistrati,
non in maniera punitiva, ma facendo come in altri Paesi, in cui la
responsabilità civile è declinata in modo serio - dice Casini -.
Auspico la creazione di un tavolo in cui politica e magistratura si
confrontino e trovino la maniera di andare avanti.
..". Un bell'incontro ecumenico, di quelli che s'usavano ai tempi
del grande Scudo crociato. Faccenda che manda in bestia mezzo Pd.
Pierferdy gongola, e si augura che sulla riforma della giustizia
non si registrino gli stessi problemi che si stanno verificando
sulla riforma del lavoro. "Chi ha più intelligenza la adoperi -
dice Casini a margine di un convegno sulla libertà religiosa -
bisogna capire i problemi che oggi il Pd ha sul lavoro e quelli del
Pdl su altre materie come quella della giustizia.
La via di un'intesa - dice - è sempre a metà strada". Casini manda
un messaggio al Pdl abbastanza ammiccante, del tipo "hai visto caro
Alfano che ti sto accontentando sulla responsabilità civile dei
magistrati e soprattutto ti spacco e indebolisco il Pd?".
Il buon Angelino (ventriloquo del Cavaliere) raccoglie e
riferisce che con Pierferdy si possono fare accordi seri. E se il
Pd si spaccasse, buona parte di veltroniani e centristi ex Diccì
s'unirebbero al Terzo Polo. A Bersani, con la coda tra le gambe,
non rimarrebbe che schiacciare i rimasugli del Pd su posizioni ex
Pci.
"Comprendo fino in fondo la preoccupazione di Bersani e la
rispetto - gira Casini il coltello nelle piaga -. Ma l'esaltazione
dei toni non serve. La situazione è esplosiva. Qui non rischiamo
una stagione calda. La stiamo vivendo già".
Il leader Udc, convinto che ormai Bersani si trovi schiacciato
tra appoggio a Monti e il richiamo della foresta rossa della Fiom,
fa appello al "senso di responsabilità di tutti", sottolineando la
necessità di innovare l'articolo 18. "Un governo serio - pontifica
Casini - cerca di coinvolgere le parti sociali, i sindacati, ma non
può farsene paralizzare.
Ho sperato e ho lavorato anche io fino all'ultimo per un accordo
unitario. Ho rispetto per la Camusso - aggiunge Casini - Ma sta
usando toni fuori dalle righe. Ci sono anche cose positive.
Altrimenti, l'impressione che si ha è che la linea del suo
sindacato la detti la Fiom". In un sol colpo il leader dell'Udc
(anzi del Terzo Polo) ha messo la componente moderata della Cgil
contro la Fiom, ha spaccato il Pd e, soprattutto, rischia
d'avvantaggiarsi da una gelata tra Napolitano e Bersani.
Poi pontifica pure su Repubblica dicendo "non mi piace chi
impartisce lezioni al Pd spiegando cosa deve fare...". Casini sta
lavorando per Monti e per proporsi, politicamente, come
dopo-Monti.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:55