I robot di Figure AI “sono abbastanza potenti da fratturare un cranio umano”. La startup che realizza robot umanoidi dotati di Intelligenza artificiale è stata citata in giudizio da Robert Gruendel, un suo ex ingegnere ed esperto di sicurezza. Come riporta la Cnbc, si tratta di uno dei primi esempi di “whistleblowing”, ex dipendenti che denunciano illeciti, nel settore della robotica di nuova generazione. Figure AI, sostenuta anche da colossi come Nvidia e Microsoft, nel corso del 2025 ha svelato F.03, un umanoide capace di imparare nuove azioni osservando il comportamento delle persone. Gruendel avrebbe avvertito a più riprese l’amministratore delegato della startup, Brett Adcock e l’ingegnere capo Kyle Edelberg, sull’eventualità che i robot potessero rappresentare un pericolo per gli uomini, anche a seguito di errori e malfunzionamenti.
A supporto di ciò, l’accusa cita un episodio specifico durante il quale uno dei robot avrebbe inciso un taglio di qualche centimetro in una porta d’acciaio di un frigorifero, dimostrando una forza potenzialmente letale. Secondo la denuncia, le preoccupazioni sarebbero state percepite dalla dirigenza come “ostacoli” piuttosto che obblighi, portando all’allontanamento dell’ingegnere con il pretesto di un “cambiamento di direzione aziendale”. La stessa Cnbc ricorda come la causa arrivi due mesi dopo che Figure AI ha raggiunto una valutazione di 39 miliardi di dollari, di 15 volte superiore quella di inizio 2024. Per Gruendel, la società non ha voluto rallentare di proposito lo sviluppo dei suoi robot, per non creare dubbi sugli investitori, spegnendo sul nascere il dibattito sulla sicurezza. Replicando al media, Figure IA ha dichiarato che Gruendel è stato licenziato per “scarso rendimento”, etichettando le accuse come falsità che verranno smontate in tribunale.
Di tutt’altro approccio sono i robot umanoidi australiani, con funzioni di assistenti didattici. Si tratta di robot che ascoltano i bambini mentre leggono, sono in via di introduzione in alcune scuole del Paese, sollevando dal compito genitori indaffarati che non leggono storie ai propri figli. Come riporta la rivista scientifica Nature, due università australiane hanno sperimentato i “robot lettori” per incoraggiare alunni elementari a leggere ad alta voce, offrendo “un ambiente più rilassato e non giudicante per bambini ansiosi rispetto alla lettura convenzionale davanti ad altre persone”. I robot danno un riscontro positivo e incoraggiamento con parole, con espressioni facciali, con suoni o cambiando colore. Tuttavia insegnanti e presidi hanno sollevato preoccupazioni di privacy ed etiche riguardo all’uso di chatbot umanoidi nelle aule.
Ricercatori delle università australiane Flinders e Macquarie, in collaborazione con il Social Brain Lab di Zurigo, hanno testato tre tipi di robot sociali su 35 bambini di Sydney di età da cinque a nove anni, tra cui cinque con scarsa capacità di lettura. Questi ultimi hanno ben accolto la capacità dei robot di esprimere emozioni ed empatia, sottolineando che i loro robot erano “gentili e incoraggianti”. La presidente dell’Australian Primary Principals Association, Angela Falkenberg, dice che “incoraggerà sempre un legame umano”. “Parte del divieto di social media mira a far connettere i bambini con altri esseri umani”, ha detto. “Lo sguardo umano è importante per costruire relazioni, una buona salute mentale e senso di fiducia”. Secondo l’ultimo State of Australia’s Children Report un genitore su tre non legge ai figli nel loro primo anno di scuola, rispetto a un quarto dei genitori nel 2015.
Aggiornato il 25 novembre 2025 alle ore 17:09
