Verifica dell’età: rischio crollo del traffico sui siti porno

Da ieri, anche in Italia, serve una verifica dell’età per accedere ai siti porno. Si tratta di un vero e proprio cambio di passo che potrebbe avere ripercussioni non solo sugli utenti ma anche sui fornitori di contenuti a luci rosse. Si tratta di una decisione che allinea il nostro Paese a Regno Unito, Francia e diversi Stati americani, dove il limite di accesso è in vigore da tempo. “L’obiettivo è quello di tutelare i minori e rendere più consapevole la navigazione”, dice l’esperto di web e social Franz Russo. “Ma le esperienze internazionali sono contrastanti e mostrano che la questione è tutt’altro che semplice”. Secondo l’Ofcom, l’autorità di regolamentazione dei media britannica, il traffico verso i principali portali porno nel Regno Unito è crollato di quasi un terzo in tre mesi.

“Negli Stati Uniti, il calo ha toccato l’80 per cento, accompagnato da un’impennata dell’uso di Vpn – prosegue Russo – i software che permettono di simulare il proprio indirizzo di connessione da un Paese diverso da quello effettivo. È quindi plausibile attendersi una riduzione significativa anche in Italia, almeno nelle prime fasi, seguita da un progressivo riassestamento”. A fine ottobre, gli analisti di Similarweb riportavano che tra i 30 siti più frequentati in Italia ci sono due portali presenti nella lista dei 45 individuati dall’Agcom come ad accesso solo con identità verificata, al momento non con Spid o Carta di identità elettronica. Per l’esperto, “più che la regola in sé conterà la sua applicazione concreta. Se sarà efficace, potrà rappresentare una svolta nella tutela dei minori. Se resterà solo formale, diventerà l’ennesimo paradosso di un sistema che spesso crea limiti, senza riuscire a farli rispettare”.

I siti con sede all’estero – e quindi i big come Pornhub, YouPorn o Onlyfans – avranno ancora tre mesi di tempo per adeguarsi alle nuove norme (1° febbraio 2026) e per ora continueranno ad essere accessibili senza restrizioni. L’Autorità ha stilato – e comunicato alla Commissione europea, anche perché la delibera risponde alle linee guida fissate nel Digital Service Act – la lista dei portali coinvolti (48 in totale) ai quali non sarà più possibile accedere liberamente o semplicemente confermando con un click di essere maggiorenne, ma solo attraverso l’uso di un’applicazione europea, in via di sperimentazione, o qualsiasi altro mezzo che dimostri in maniera terza e certificata la maggiore età dell’utente. Il processo di verifica sarà articolato in due fasi distinte. Prima occorrerà scaricare sul proprio smartphone l’applicazione che fornirà la prova della maggiore età, attraverso l’identificazione dell’utente. I portali vietati ai minori dovranno quindi prevedere l’accesso attraverso un Qr Code che potrà essere inquadrato con lo smartphone (o un numero), ottenendo così l’autorizzazione richiesta. A garantire la riservatezza, come richiesto anche dal Garante per la Privacy, sarà il cosiddetto meccanismo di “doppio anonimato”, che non consente ai fornitori di verifica dell’età di sapere per quale servizio viene emessa la prova dell’età e al sito finale di conoscere l’identità dell’utente. In proposito l’Agcom ricorda che non va trasferito alle piattaforme alcun dato personale (come carta d’identità, foto, o quant’altro). Parimenti il soggetto terzo certificatore non dovrà essere a conoscenza dell’uso che il cittadino intende fare della richiesta prova dell’età”. In caso di inadempimento, l’Autorità può contestare la violazione, d’ufficio o su segnalazione, intervenendo, diffidandoli i gestori di siti e piattaforme ad adeguarsi entro venti giorni. Se non lo fanno, l’Agcom ha il potere di adottare ogni provvedimento utile per il blocco del sito o della piattaforma, che rimane attivo fino a quando il gestore non si uniformi alle prescrizioni dovute. Le sanzioni previste possono arrivare fino a 250mila euro.

Aggiornato il 13 novembre 2025 alle ore 16:49