
I motori si accendono alle 18.30 ora locale – le 01.30 italiane – nella base di Boca Chica, in Texas. E il colosso alto 123 metri si alza finalmente in cielo: inizia così il decimo volo di prova del razzo vettore Super Heavy e della navicella spaziale Starship, sviluppati dalla SpaceX di Elon Musk con l’obiettivo di raggiungere in futuro la Luna e Marte. Poco più di un’ora dopo, la capsula cadrà nell’Oceano Indiano, a nord-ovest dell’Australia. Tutto come previsto, dunque: è la prima volta assoluta nella storia dei test della Starship che vengono raggiunti tutti gli obiettivi. Il decollo segna un passaggio decisivo dopo una lunga serie di rinvii dovuti sia a guasti tecnici sia a condizioni meteo avverse, con due interruzioni soltanto nelle ultime 24 ore. Il lancio era stato inizialmente programmato tra il 24 e il 25 agosto, ma era stato fermato prima per problemi al sistema di terra e successivamente per la presenza di fitte nubi.
Il successo della decima missione arriva dopo sette mesi particolarmente complessi: quattro prototipi della nuova generazione di Starship, introdotta a gennaio, erano infatti andati distrutti a causa di malfunzionamenti. SpaceX afferma di aver introdotto diverse modifiche e, pur celebrando il risultato odierno, conferma l’intenzione di sostituire presto questa versione del razzo con un modello ancora più potente. L’obiettivo principale, come in ogni volo sperimentale, era la raccolta di dati spingendo il veicolo ai suoi limiti estremi: tra i punti di verifica figuravano i nuovi scudi termici, le capacità di rilascio dei satelliti e gli aggiornamenti tecnici rispetto ai prototipi precedenti. In volo, la parte superiore del razzo si è separata regolarmente dal booster Super Heavy, un primo stadio alto 71 metri che solitamente rientra sulla torre di lancio attraverso i bracci di recupero. Questa volta, invece, è stato diretto intenzionalmente verso il Golfo del Messico per testare una configurazione alternativa dei motori di atterraggio. La Starship, proseguendo il suo percorso, ha raggiunto lo spazio seguendo una traiettoria che l’ha portata a concludere la missione con l’ammaraggio nell’Oceano Indiano. Una fase delicata, quella del rientro, che nei test precedenti aveva portato alla distruzione del razzo a causa dell’intenso calore generato dall’attrito atmosferico.
(*) Filmato preso dalla pagina ufficiale “Passione Astronomia”
Aggiornato il 27 agosto 2025 alle ore 13:34