
In una scoperta che riscrive la nostra comprensione dell’universo primordiale, il James Webb Space Telescope (Jwst) ha identificato la galassia più lontana e antica mai osservata. Denominata MoM z14, questa galassia esisteva già quando l’universo aveva solo circa 290 milioni di anni, appena il 2 per cento della sua età attuale. La scoperta è stata annunciata dalla Nasa e da un team internazionale di astrofisici che ha analizzato i dati spettroscopici raccolti dal telescopio Webb.
“La scoperta di MoM z14 è come aprire una finestra sugli albori del tempo,” ha dichiarato la dottoressa Amina Khalid, co-autrice dello studio pubblicato su Nature Astronomy. “Stiamo osservando una galassia formatasi in una fase in cui la luce delle prime stelle stava appena iniziando a ionizzare l’idrogeno cosmico. È un passo fondamentale per comprendere l’era della reionizzazione.” I dati del telescopio hanno rivelato che MoM z14 è sorprendentemente luminosa e compatta, con un’intensa formazione stellare in atto. Questo contrasta con le teorie precedenti, che prevedevano galassie più deboli e meno organizzate a quei livelli di redshift (il redshift è un aumento della lunghezza d’onda della luce o di altre radiazioni elettromagnetiche, che corrisponde a un diminuire della frequenza e dell’energia del fotone. In altre parole, la luce si sposta verso il rosso dello spettro elettromagnetico, ndr).
Il James Webb, lanciato nel dicembre 2021, è stato progettato proprio per penetrare nei meandri oscuri del tempo cosmico, grazie ai suoi strumenti sensibili all’infrarosso come NIRSpec e NIRCam. Per MoM z14, il Webb ha impiegato tecniche spettroscopiche per confermare la distanza della galassia, evitando così gli errori dovuti a contaminazioni o oggetti più vicini mascherati. La rilevazione di MoM z14 impone nuove domande sulla rapidità con cui si formarono le prime strutture cosmiche. Come ha affermato il professor Luca Bianchi, esperto di cosmologia presso l’Università di Bologna: “Se galassie così grandi e luminose esistevano già a 290 milioni di anni dopo il Big Bang, allora i modelli di formazione galattica potrebbero dover essere rivisti”.
La scoperta suggerisce che la materia oscura e le instabilità gravitazionali abbiano giocato un ruolo ancora più efficiente e tempestivo nella formazione delle prime galassie di quanto ipotizzato finora. Il team prevede di monitorare MoM z14 nei prossimi mesi per studiarne la composizione chimica e la presenza di elementi pesanti, potenzialmente rivelatori delle primissime supernove. Inoltre, la scoperta apre la strada a nuove ricerche mirate a individuare oggetti ancora più antichi o addirittura i primissimi “semi” galattici dell’universo. Una nuova era per l’astrofisica è appena cominciata. Con il Jwst, ogni nuovo dato ci porta più vicini alla comprensione di come, da un vuoto primordiale, è nato tutto ciò che conosciamo.
Aggiornato il 05 giugno 2025 alle ore 11:30